Corte europea: pubblicata la relazione annuale sull’attività nel 2017

Aumentano i ricorsi attribuiti a una formazione giudiziaria della Corte europea dei diritti dell’uomo, probabilmente per la compressione dei diritti e delle libertà da parte di Erdogan. Ma, malgrado la situazione in Turchia, a Strasburgo diminuiscono i casi pendenti: 56.250 nel 2017, a fronte dei 79.750 nel 2016 che vuol dire -29%. Una diminuzione – scrive il Presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Guido Raimondi, nella relazione annuale presentata il 25 gennaio (Annual_report_2017_ENG) – dovuta all’elevato numero di ricorsi dichiarati inammissibili per mancanza del previo esaurimento dei ricorsi interni. Nel 2017 i ricorsi attribuiti a una formazione giudiziaria sono stati 63.350, ossia più del 19% rispetto ai 53.400 del 2016. Ben 70.356 ricorsi sono stati dichiarati inammissibili o radiati dal ruolo rispetto ai 36.579 dell’anno precedente. Sono diminuiti i ricorsi comunicati ai Governi: 7.225 nel 2017, mentre erano 9.533 nel 2016. La riunione di molti ricorsi ha portato a un netto balzo in avanti delle sentenze pronunciate nel 2017: la Corte ha deciso su 15.595 casi a fronte dei 1.927 nel 2016 ( un aumento del 709%). Tenendo conto che i casi sono stati riuniti o cancellati dal ruolo le sentenze sono state 1.086 (+8%).

Il risultato finale è stato che, in ragione delle fluttuazioni dovute a un incremento di ricorsi nella prima parte dell’anno e l’elevato numero di decisioni prese negli ultimi sei mesi, la Corte è riuscita a diminuire il carico di lavoro: era partita con 79.750 casi nei primi mesi del 2017, poi salito a 93.200 in giugno, per scendere alla fine dell’anno a 56.520.

In vetta alla classifica degli Stati con il maggior numero di condanne, la Russia a quota 305. Seguono Turchia (116), Ucraina (87), Romania (69), Bulgaria (39), Grecia (37). L’Italia ha subito 28 condanne e in 2 casi è stata “assolta”. Per quanto riguarda il maggior numero di casi pendenti, guida la Romania con il 17,6% del totale, tallonata dalla Russia (13,8%), poi la Turchia incollata a quota 13,6 e l’Ucraina a 12,6. Segue l’Italia che pesa, con 4.650 ricorsi, con l’8,3%. Detto questo, però, va segnalato che l’Italia è stata indicata come modello per le misure adottata in materia di sovraffollamento carcerario dopo la sentenza pilota di condanna nel caso Torreggiani.

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