Diritti umani e inquinamento in Italia: allarme del Relatore speciale Onu per la prescrizione

Un quadro allarmante con zone ad alto rischio in diverse regioni. E’ quello disegnato nella Dichiarazione presentata il 13 dicembre dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana, che ha concluso una visita in Italia per accertare la situazione nel Paese (2021 statement-italian). La visita si è svolta dal 30 novembre al 13 dicembre 2021 e ha avuto al centro Porto Marghera a Venezia, la zona rossa contaminata da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in Veneto, il quartiere Tamburi vicino all’impianto ILVA a Taranto, laTerra del Fuochi in Campania e l’impianto di termovalorizzazione di San Vittore, nel Lazio.

Il rapporto finale sarà presentato nel corso della 51a sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel settembre 2022.

Per quanto riguarda il quadro normativo, il Relatore speciale, da un lato, ha dato un giudizio positivo, in particolare tenendo conto della maggiore sensibilità emersa con la legge 22 maggio 2015, n.68, che ha introdotto nel codice penale italiano i reati contro l’ambiente, compresi i reati di inquinamento e disastro ambientale ma, dall’altro lato, ha espresso perplessità e preoccupazione per l’approvazione di modifiche legislative che prevedono che i crimini ambientali siano processati con procedure accelerate. “Se è vero che processi più agili e veloci sono obiettivi degni di nota, mi preoccupano – osserva Orellana – i tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali, poiché la loro complessità richiede spesso un tempo considerevole per completare le indagini in maniera adeguata. Temo che l’applicazione di tempi di prescrizione accelerati possa portare all’impunità per i crimini ambientali”. Il Relatore speciale si è poi soffermato su tre questioni chiave: i siti contaminati, la gestione dei rifiuti e i pesticidi che “pongono problemi molto seri in materia di diritti umani, data l’esposizione a sostanze pericolose delle comunità che vivono nelle loro vicinanze”, con un alto numero di casi di malattie e di morti fra la popolazione. Sull’Ilva, che ha visto l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo, il Relatore speciale chiede un cambiamento e un accelerazione della bonifica dei siti contaminati tenendo conto che lo Stato è comproprietario dello stabilimento. In particolare, per Orellana, il “Ministero della Transizione ecologica non dovrebbe ignorare le conclusioni dell’ARPA Puglia” e “Il Governo dovrebbe garantire che qualsiasi attività dell’Ilva, e qualsiasi nuova autorizzazione, rispetti i livelli di qualità dell’aria secondo i parametri aggiornati dall’OMS (aggiornamenti che sono stati comunicati all’inizio di quest’anno)”.

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