Boom di casi chiusi, nel 2017, relativi all’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo da parte degli Stati. Nell’undicesimo rapporto annuale sulla supervisione dell’esecuzione delle sentenze e delle decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo, presentato il 4 aprile 2018 (Annual Report 2017), il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha archiviato ben 3.691 casi (2.066 nel 2016), arrivando a una diminuzione del 24% di quelli pendenti. Alla fine del 2017, però, sono ancora 7.584 i casi pendenti: nella classifica la Russia al primo posto (1.689 casi), seguita dalla Turchia (1.446), dall’Ucraina (1156) dalla Romania (553) e dall’Italia (389). Tuttavia, in ogni caso, un risultato positivo tenendo conto che circa 3 anni fa la quota arrivava a 11.000 casi. Mancano all’appello delle sentenze eseguite ben 1.379 leading cases, molti dei quali – scrive il Comitato – relativi a importanti problemi strutturali, anch’essi diminuiti del 7%. Progressi importanti sono stati raggiunti nell’ambito delle condizioni di detenzione, delle inefficienze dei sistemi giudiziari, della libertà di associazione, del riconoscimento di diritti a coppie dello stesso sesso. Per quanto riguarda l’Italia, Roma è al primo posto per il numero di casi chiusi nel 2017 (2.001 di cui ben 1.975 ripetitivi), seguita, a grande distanza, dalla Russia (354).
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