Germania e Francia alle prese con il passato: in ritardo riconoscono il proprio ruolo nel genocidio in Namibia e in Ruanda

I potenti della terra provano a fare i conti con il passato. La Germania, per la prima volta, usa le parole corrette (anche se, certo, ne mancano alcune) e riconosce che durante il periodo coloniale in Namibia, tra il 1904 e il 1908, la stessa Germania ha commesso atrocità (crimini, piuttosto) che hanno un nome tecnico: genocidio (qui la dichiarazione Genocidio Namibia). C’è voluto del tempo e finanche negoziati con il Governo della Namibia per arrivare a chiamare le stragi di quegli anni con l’esatto termine giuridico. Il 28 maggio 2021, il Ministro degli esteri tedesco, Ruprecht Polenz, ha chiesto ai discendenti delle vittime di perdonare gli autori di quel crimine e “come segno di riconoscimento delle incommensurabili sofferenze causate” ha concesso finanziamenti pari a oltre un miliardo di euro da utilizzare per ricostruzione e sviluppo, precisando, però, che da questa concessione non possono derivare pretese sul piano giuridico. Non è chiaro perché nel documento si parli di responsabilità morale e storica visto che è sicuramente anche giuridica. In ogni caso, il gesto ha un rilievo anche se arriva tardi e dopo una negoziazione con la Namibia durata molti anni.  

Scuse arrivano anche dalla Francia al Ruanda. Per la prima volta, un Presidente della Repubblica francese, in questo caso Emmanuel Macron (Discours du Président Macron), nel discorso del 27 maggio, reso davanti memoriale di Gisozi, a Kigali, costruito per ricordare le vittime del genocidio perpetrato dagli Hutu contro i Tutsi tra il 1990 e il 1994 ha riconosciuto che la Francia, non intervenendo ad ostacolare gli avvenimenti di quei giorni e restando a fianco di un regime genocidario e non ascoltando l’allerta di diversi osservatori, non ha impedito il massacro e ha abbandonato le vittime al loro destino. A ventisette anni di distanza, superando incomprensioni e tentativi di avvicinamento, Macron riconosce la gravità delle responsabilità francesi. E questo è quanto. Un atto che arriva tardi e sicuramente sotto la spinta del documento finale della Commissione di ricerca sugli archivi francesi relativa al Ruanda e al genocidio dei tutsi, presentato a Macron il 26 marzo 2021 e redatto dal professore Vincent Duclert, nel quale è pienamente affermata e provata storicamente la connivenza della Francia, ma non la sua complicità nel genocidio (rapporto Duclert).

Qui il rapporto dello studio legale statunitense Muse redatto su richiesta del Governo ruandese nel 2017 e presentato il 19 aprile 2021: https://www.gov.rw/musereport.

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