La Corte penale internazionale chiude le porte alla Palestina

Bloccate le indagini sui presunti crimini commessi durante il conflitto a Gaza con Israele. Il Procuratore della Corte penale internazionale ha escluso, il 3 aprile 2012 ( SituationinPalestine030412ENG) la possibilità per la Corte di occuparsi dei crimini perché la Palestina non è uno Stato in base all’articolo 12 dello Statuto della Corte penale. Era stato il ministro della giustizia dell’autorità palestinese il 22 gennaio 2009 a depositare una dichiarazione di accettazione di competenza della Corte chiamata ad accertare i crimini contro la popolazione civile commessi in Palestina dal 2002. Prima di tutto – ha precisato il Procuratore in una nota del 3 aprile 2012 – la Procura ha dovuto verificare l’esistenza delle condizioni per affermare la giurisdizione della Corte con particolare riguardo alla possibilità di qualificare la Palestina come Stato in base all’articolo 12 dello Statuto tenendo conto della circostanza che la Corte non ha una giurisdizione universale. E’ vero, osserva la Procura, che la Palestina è stata riconosciuta da molti Stati e anche da alcuni istituti specializzati delle Nazioni Unite, ma essa mantiene all’ONU la qualifica di osservatore e non di Stato membro. Non basta poi la presentazione della domanda di ammissione alle Nazioni Unite per acquisire la soggettività internazionale anche perché su tale istanza il Consiglio di Sicurezza non ha adottato una raccomandazione per l’ingresso della Palestina. Detto questo, la Procura osserva che in futuro potrebbe occuparsi delle accuse sui crimini se gli organi competenti e l’Assemblea degli Stati parti faranno chiarezza sulla qualificazione della Palestina in base all’articolo 12 dello Statuto o se il Consiglio di sicurezza deferirà la situazione alla Corte.

Una conclusione che non convince del tutto e che ancora una volta fa sorgere perplessità sul lavoro della Corte: quasi 4 anni per decidere se la Palestina è uno Stato in base allo Statuto sono decisamente troppi.

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