La parola alla Corte Ue sull’incompatibilità tra professione forense e lavoro nell’amministrazione pubblica

La cancellazione dall’ordine professionale prevista per i legali che sono dipendenti pubblici e continuano ad esercitare la professione arriva all’esame della Corte di giustizia dell’Unione europea. Il 24 giugno si è tenuta l’udienza su una causa italiana Rel Ud Jakubowska e, in particolare, sul rinvio pregiudiziale del giudice di pace di Cortona che ha chiesto alla Corte di chiarire la portata delle direttive 77/249/Cee e 98/5/CE sugli avvocati per poter poi decidere se la normativa nazionale, che stabilisce l’incompatibilità dell’esercizio della professione di avvocato e il lavoro a tempo parziale nelll’amministrazione pubblica, sia compatibile con il diritto Ue.

La questione approdata a Lussemburgo prende il via da un’azione di una cittadina polacca che aveva agito per ottenere il risarcimento di 200 euro per i danni causati alla sua automobile da un passante. I suoi difensori  erano iscritti nell’Albo degli avvocati di Perugia: in quanto dipendenti pubblici avevano scelto il regime a tempo definito, ma il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Perugia aveva cancellato entrambi i legali dall’Albo, come previsto dalla legge n 339/03.

 La causa, che parte da una controversia di soli 200 euro, ha determinato la mobilitazione di Italia, Irlanda, Ungheria, Austria, Portogallo, Slovenia, intervenute in udienza al pari della Commissione europea, che propende per la compatibilità del sistema italiano con il diritto Ue.

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