L’Argentina ha depositato, presso la Corte internazionale di giustizia, un ricorso contro gli Stati Uniti (18354). In particolare, il Paese sudamericano sostiene che, a seguito della decisione della Corte suprema Usa del 16 giugno 2014 (12-842_g3bi) che ha imposto all’Argentina di non effettuare pagamenti del debito ristrutturato dopo il default del 2001 se non procede in via preliminare al rimborso degli hedge fund che hanno rifiutato intese con il Governo, gli Stati Uniti hanno violato la sovranità argentina e l’immunità degli Stati, agendo così in modo contrario al diritto internazionale (qui il comunicato della Presidenza argentina, pres_haya). La Corte suprema ha stabilito che gli hedge fund titolari di bond, che non hanno aderito ai piani di ristrutturazione argentina, hanno diritto di ottenere, nel complesso, 1,3 miliardi di dollari e hanno ottenuto di poter agire dinanzi ai tribunali Usa per ottenere l’esecuzione effettiva dei pagamenti. Nella pronuncia, la Corte suprema ha escluso che sussistesse l’immunità dell’Argentina sia perché in alcuni contratti lo stesso Stato vi aveva rinunciato sia perché si trattava di un’attività commerciale.
Una situazione che ha spinto l’Argentina, per la seconda volta in 13 anni, a dichiarare default. Ora il ricorso alla Corte internazionale di giustizia in base all’articolo 38, par. 5 del Regolamento della Corte dell’Aja. Adesso, mancando altre basi per attribuire la giurisdizione alla Corte, la parola passa agli Stati Uniti che potranno decidere di rendere una dichiarazione di accettazione di competenza della Corte internazionale di giustizia o, con più probabilità, di non accettarla. In questo caso la Corte non potrà pronunciarsi.
1 Risposta