Lotta contro il razzismo: l’ECRI disegna il quadro dei Paesi del Consiglio d’Europa

Dopo la pandemia, è la crisi causata dalla guerra sferrata dalla Russia all’Ucraina a incidere con conseguenze negative sulla lotta alla discriminazione. È quanto segnala la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa nel rapporto annuale pubblicato il 1° giugno, con riferimento alla situazione nel 2022 (ECRI rapporto annuale). Nel documento si sottolinea che la guerra è stata preceduta ed accompagnata dalla propaganda ultranazionalista e da discorsi d’odio. I leader russi, sin “dal più alto livello politico” hanno etichettato gli ucraini non filo-russi come neonazisti con ciò denigrando le vittime del nazismo nella stessa Ucraina. Inoltre, la Russia, con la sua aggressione ha provocato una grave crisi migratoria costringendo i cittadini ucraini a lasciare le proprie case e molti cittadini russi contrari alla guerra a fuggire dal proprio Paese. Nel rapporto, inoltre, si evidenzia che si sono verificate talune situazioni di discriminazione nell’accoglienza dei non ucraini, con disparità di trattamento in base all’etnia. A questo proposito, l’ECRI richiama gli Stati alla solidarietà che deve essere la “nuova normalità nella gestione delle crisi umanitarie attuali e future”. In via generale, poi, con riguardo a situazioni non connesse con il conflitto, in alcuni Paesi del Consiglio d’Europa continuano a manifestarsi forme di discriminazione nei confronti dei transgender e manifestazioni di odio contro gli LGBTI. Va migliorata la situazione dei rom spesso al centro di discriminazioni anche da parte di autorità pubbliche e va rafforzata la protezione degli attivisti a tutela dei diritti umani. L’ECRI, per migliorare la situazione e calibrare gli interventi, accanto al monitoraggio periodico sugli Stati avviato nel 2013, ha continuato una stretta cooperazione con le Nazioni Unite, con l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e con l’Unione europea. 

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