Razzismo all’interno delle forze dell’ordine. Emarginazione delle persone vulnerabili. Discorsi ostili nei confronti delle persone LGBT. Sono tra le forme più diffuse – ma non le uniche – di discriminazione presenti all’interno degli Stati membri del Consiglio d’Europa. E la situazione è peggiorata con il Covid-19. Lo scrive la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa nel rapporto annuale pubblicato il 2 giugno, con riferimento alla situazione nel 2021 (ECRI). La pandemia ha portato a una forte digitalizzazione dei servizi ma ha provocato un’ulteriore emarginazione dei gruppi vulnerabili: è il caso di molti immigrati che non lavorano nel settore dei servizi e che, quindi, non hanno potuto utilizzare lo smart-working, essendo così maggiormente esposti al virus. I giovani e i bambini sono stati privati di spazi adeguati e talvolta anche della didattica non potendo accedere a internet. Alcuni Stati hanno fornito strumenti e servizi, ma altri no.
Allarma l’ECRI anche il razzismo, in alcuni Paesi, nelle attività delle forze dell’ordine che l’hanno messo in atto anche nell’applicazione delle restrizioni legate alla pandemia. Trova spazio nel rapporto della Commissione contro il razzismo, il pericolo provocato dalle dichiarazioni politiche ultranazionaliste e dai discorsi d’odio che, ad esempio, “hanno preceduto e continuano ad accompagnare l’aggressione in corso della Federazione Russa contro l’Ucraina”.
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