Populismo xenofobo e hate speech al centro del rapporto dell’ECRI

Sono sempre il populismo xenofobo e l’hate speech a occupare le scene del rapporto annuale della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa, pubblicato l’11 giugno, con riferimento alla situazione nel 2018 (Annual report 2018). Due piaghe che hanno invaso l’Europa, contaminando ovunque il clima politico.

Nel rapporto si sottolinea che “le ideologie basate su una presunta incompatibilità tra gruppi nazionali/etnici o religiosi, come anche quelle che difendono una ‘superiorità razziale’, costituiscono un pericolo per le società inclusive”, tanto più in considerazione del fatto che le opinioni politiche di questo genere non sono più limitate solo a frange estreme ma sono portate avanti anche dai partiti politici tradizionali. L’ECRI ha lanciato l’allarme anche per il fenomeno delle fake news. Come dato positivo, le scelte legislative di alcuni Paesi che hanno adottato leggi per combattere l’hate speech. Nel rapporto di quest’anno, inoltre, la Commissione europea contro il razzismo ha evidenziato i rischi dell’intelligenza artificiale perché la dirompente diffusione di algoritmi impedisce, in molte occasioni, di valutare il contesto culturale o l’interesse pubblico, talvolta, seppure involontariamente, facilitando forme di discriminazione. 

Mancano ancora molti Stati all’appello della ratifica del Protocollo n. 12: sono solo 20 i Paesi parti al Consiglio d’Europa vincolati al Trattato ed è significativo che l’ultimo in ordine di tempo –  il Portogallo – risalga al 2017. Tra gli assenti, l’Italia che ha solo firmato il testo nel 2000.

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