Normativa Ue per combattere le discriminazioni: la Commissione fa il punto sull’attuazione negli Stati membri

A rilento l’applicazione effettiva della protezione delle vittime di discriminazione. E’ vero che le direttive 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica e la 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro sono state recepite nei 28 Stati membri, ma non sempre sono stati predisposti meccanismi adeguati per consentire alle vittime di far valere i propri diritti. Lo ha precisato la Commissione europea nella comunicazione del 17 gennaio (com_2014_2_en) sull’applicazione delle indicate direttive. Per migliorare il livello effettivo di attuazione, Bruxelles chiede così agli Stati di rafforzare la diffusione dei diritti contenuti negli atti Ue al fine di rendere le vittime più consapevoli. Quattro le tappe da raggiungere: sensibilizzazione dell’opinione pubblica, miglioramento dei meccanismi di segnalazione delle discriminazioni, garanzie di accesso alla giustizia anche attraverso le ONG e azioni specifiche per affrontare le diffuse discriminazioni a danno dei rom. In quest’ambito – ha ricordato la Commissione – non è stata ancora resa una sentenza in via pregiudiziale. Proprio di recente, infatti, la Corte Ue, in un caso di discriminazione a danno dei rom, ha dichiarato il ricorso inammissibile perché proveniente da un organo non giurisdizionale ai sensi del Trattato Ue (causa C-394/11).

Alla comunicazione è allegato un documento di lavoro che raccoglie anche la giurisprudenza della Corte di giustizia in materia di normativa antidiscriminazione  (swd_2014_5_en).

 

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