Per arginare l’hate speech l’Italia deve fare di più

Pubblicato il quinto rapporto annuale sulla lotta al razzismo in Italia (ECRI). La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), nel rapporto diffuso il 7 giugno, che tiene conto della situazione fino al 10 dicembre 2015, dà risalto alle recenti iniziative volte a garantire a ogni individuo gli stessi diritti, come nel caso della legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, nonché l’impegno italiano per le operazioni di salvataggio in mare dei migranti. Certo positiva anche la creazione di un Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che migliora la comunicazione tra polizia e vittime. Tuttavia, non mancano  le ombre dovute alle lacune nella legislazione antidiscriminazione e alle difficoltà nell’applicazione di pene efficaci e dissuasive. In particolare, “la legge non considera reato penalmente perseguibile la discriminazione fondata sul colore o sulla lingua e le sanzioni previste non rappresentano sempre una risposta efficace, proporzionata e dissuasiva per i reati di stampo razzista e atti di discriminazione razziale”. Ancora da risolvere, poi, il nodo dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) che non ha le caratteristiche di organo indipendente. Troppo poco, ancora, quello che è stato fatto per combattere l’hate crime, con un quadro legislativo lacunoso, che rende difficile alle autorità giudiziarie “dimostrare che sussistono i requisiti necessari perché si possa configurare il reato e procedere al perseguimento penale di condotte miranti alla diffusione di idee razziste”. Senza dimenticare che le pene per gli autori di reato devono essere effettive, proporzionate e dissuasive. Ferma ancora al palo, – si legge nel rapporto (che , però, non tiene conto degli ultimi sviluppi) – la legislazione sul negazionismo, con l’unica criminalizzazione dell’apologia del genocidio con la legge n. 962/1967. Ed era proprio il disegno di legge n. 54 che destava allarme perché era evidente il distacco rispetto alle regole internazionali visto che il legislatore italiano puntava solo a considerare il negazionismo dell’Olocausto e di crimini contro l’umanità come circostanza aggravante e non come reato autonomo. Tuttavia, rispetto al disegno di legge esaminato dall’ECRI, l’approvazione definitiva della legge “Modifica all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale”, avvenuta l’8 giugno, sembra superare la lacuna e allineare l’Italia alle richieste della Commissione. Il Presidente dell’ECRI, Christian Ahlund, ha inoltre segnalato, come dato negativo, “il perdurare degli sgomberi forzati dei rom”, senza che vengano trovate soluzioni abitative alternative. Tra le diverse raccomandazioni, l’ECRI ha messo in primo piano la questione della completa indipendenza dell’UNAR, con un’estensione delle competenze e l’adozione di provvedimenti negli istituti scolastici per favorire la tolleranza a tutto campo. L’effettiva adozione di provvedimenti in questa direzione sarà oggetto della procedura di monitoraggio intermedia che si svolgerà tra due anni.

Capitolo a parte l’inerzia rispetto ai discorsi d’odio, con l’Italia che arranca nella raccolta di dati su episodi criminali motivati dall’odio. Qui, in primo piano, anche la diffusione dei discorsi politici inzuppati di razzismo e la diffusione di gruppi xenofobi, primo tra tutti Casa Pound. L’ECRI sottolinea che, malgrado l’esistenza di norme che permettono lo scioglimento di gruppi basati sull’ideologia del partito fascista, l’effettiva applicazione di simili misure è ancora molto limitata. Dal rapporto, poi, emerge una sottovalutazione del fenomeno della diffusione di odio attraverso il web tant’è che l’Italia non ha ancora ratificato il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo o di xenofobia commessi con sistemi informatici. Tuttavia, è opportuno ricordare che il testo è stato approvato il 27 aprile 2016.

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/raddoppiati-i-casi-di-antisemitismo-in-alcuni-stati-del-consiglio-deuropa-litalia-in-ritardo.html

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