Prima relazione statistica sul funzionamento del sistema Ue dei casellari giudiziari

Il sistema europeo informatizzato di scambio di informazioni sui casellari giudiziari (ECRIS) marcia veloce. Non solo tutti gli Stati membri dell’Unione europea sono ormai connessi a ECRIS, ma i messaggi scambiati tra le autorità dei Paesi Ue sono passati da 300mila informazioni comunicate dagli Stati interconnessi alla fine del 2012 fino a balzare a quasi 2 milioni nel 2016. E’ quanto risulta dalla Comunicazione della Commissione diffusa il 29 giugno 2017 sugli scambi fra gli Stati membri, tramite il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari (ECRIS), delle informazioni estratte dai casellari giudiziari (COM(2017)341, casellari giudiziari. Si veda anche il documento di lavoro SWD).

Il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari è entrato in funzione nell’aprile 2012 ed è disciplinato dalla decisione quadro 2009/315/GAI relativa all’organizzazione e al contenuto degli scambi fra gli Stati membri di informazioni estratte dal casellario giudiziario, nonché dalla 2009/316/GAI che istituisce il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari (ECRIS) in applicazione dell’art. 11 della decisione quadro 2009/315 (sulle proposte  di modifica si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/presentata-la-proposta-sullo-scambio-dei-casellari-giudiziali-di-cittadini-extra-ue.html)

Con la comunicazione del 29 giugno, per la prima volta, la Commissione ha incluso una relazione statistica nella quale mancano, però, i dati di Bulgaria, Cipro, Danimarca e Slovenia. I più attivi, la Germania (24,9%), il Regno Unito (13,7), l’Italia (7,7%), la Polonia (6,6) e la Romania (5,5). Dal rapporto risulta poi che alcuni Stati membri (Germania, Regno Unito, Austria e Repubblica Ceca) trasmettono un numero maggiore di richieste rispetto alle informazioni ricevute. Italia, Belgio, Spagna, Francia e Cipro ricevono un numero elevato di notifiche di nuove condanne. Le notifiche annuali di nuove condanne, le richieste e le risposte alle richieste raggiungono quota 350mila per ciascuna categoria.

Non sempre, però, gli aggiornamenti vengono notificati e, malgrado i risultati positivi, “alla fine del 2016 – scrive Bruxelles – era stato realizzato solo il 76% del numero complessivo di interconnessioni possibili”. Non solo. Quasi il 3,9% di richieste di informazioni non hanno ricevuto risposta nel 2016. Gli Stati membri che non hanno risposto alla percentuale più elevata di richieste ricevute sono: Cipro (66,1%), Grecia (34,9%), Italia (20%) e Lettonia (17,8%). Problemi anche per il rispetto dei termini: nel 2016, ben 13mila richieste sono rimaste senza risposta nel termine legale (ossia il 3,6% del numero complessivo di richieste). Nella classifica degli Stati membri che non rispettano il termine svetta la Grecia (28,1% di richieste con termine di risposta scaduto), la Finlandia (21,5%), l’Estonia (20,5%), la Romania (9,3%) e l’Italia (5,28%).

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