Pubblicato il rapporto del Consiglio d’Europa su democrazia, diritti umani e stato di diritto. Secretary General of the Council of Europe: 2018 Report on State of democracy, human rights and rule of law

Indipendenza della magistratura, libertà di espressione, di riunione e di associazione, funzionamento delle istituzioni democratiche e società inclusive: sono i temi al centro del V rapporto annuale sulla situazione della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto in Europa (rapporto), pubblicato il 18 maggio dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. Il rapporto è articolato in cinque capitoli che documentano la situazione negli Stati membri del Consiglio d’Europa tenendo conto delle conclusioni di organi come la Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Assemblea parlamentare, il Commissario per i diritti umani, la Commissione di Venezia.

In primo piano, la libertà di espressione con la richiesta agli Stati di applicare la raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulla protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti (CM/Rec(2016)4). Non bastano le leggi – si osserva nel documento – ma è fondamentale che vengano applicate, da parte dei giudici nazionali, in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di libertà di stampa. Per l’Italia, il Segretario generale critica la permanenza della misura del carcere per i giornalisti, previsto nei casi di diffamazione. Un disegno di legge – scrive Jagland – finalizzato ad abolire il carcere giace da anni in parlamento, senza che si arrivi ad una sua approvazione. Un giudizio positivo, invece, sull’adozione della legge a protezione dei whistle-blowers.

Per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura, nel documento è evidenziata la necessità che gli Stati procedano a coprire i vuoti di organico. Il Segretario generale ha poi espresso preoccupazione per la situazione in Polonia, Slovacchia e Bulgaria. Con riferimento all’Italia, sono riprese alcune indicazioni del Greco con riguardo alla possibilità per i magistrati di rivestire incarichi politici in Parlamento o a livello territoriale pur mantenendo la propria posizione in magistratura.

Il rapporto considera altresì le questioni legate ai migranti e alla violenza domestica.

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