Raddoppiare gli sforzi per la tutela dei minori nei conflitti armati

La situazione dei minori che vivono in zone di conflitto continua a peggiorare. Nel 2021 i casi di sequestri e di violenza sessuale sono aumentati del 20% rispetto al 2020, con una continua crescita del fenomeno del reclutamento dei bambini soldato. E’ un quadro che mostra il fallimento degli strumenti messi in campo da Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali e una totale impotenza nel fronteggiare una piaga che coinvolge un numero crescente di Stati, anche a causa di nuovi conflitti, come è stato il caso dell’Ucraina, dell’Etiopia e del Mozambico. Sono alcuni risultati che arrivano dal rapporto presentato l’11 luglio dal Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti armati Virginia Gamba (Bambini e conflitti armati)

Le situazioni più gravi – scrive il Rappresentante speciale – sono quelle relative alla regione del Ciad e del Sahel. Nel complesso 5.242 ragazze e 13.663 ragazzi sono state vittime di gravi violazioni in almeno 21 Paesi, in taluni casi con violazioni multiple. Con una media di 65 violazioni per ogni giorno. E nella maggior parte dei casi, senza che i colpevoli siano individuati.

I luoghi più pericolosi per i minori nel 2021 sono stati Afghanistan, Congo, Israele e i territori palestinesi occupati, la Somalia, la Siria e lo Yemen. Continua senza sosta il reclutamento di bambini soldato. Ma si aprono anche spiragli per il miglioramento della situazione in alcune zone: la tregua nello Yemen potrebbe portare a un avanzamento nella protezione dei minori.

Si veda anche il rapporto presentato a maggio 2022 sulla dimensione di genere delle gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati (UN_Gender-Dimensions-Grave-Violations-Against-Children-WEB-2).

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