Rapporto Chilcot: un duro atto di accusa a Tony Blair per aver scatenato la guerra in Iraq. Indagini ancora ferme alla CPI

logoDodici volumi che mettono nero su bianco ciò che a tutti era noto e cioè che l’invasione dell’Iraq sferrata da Regno Unito e Stati Uniti nel 2003 non solo è stata illegittima ma anche inutile. Con gravi ripercussioni sulla popolazione civile colpita duramente dal conflitto ma anche sulla sicurezza mondiale perché anche da lì è proliferato il terrorismo internazionale. Dopo sette anni di lavoro lo scrive Sir John Chilcot, nominato dall’ex Primo Ministro Gordon Brown che nel 2009 aveva voluto istituire una commissione di inchiesta, nel rapporto pubblicato il 6 luglio che punta chiaramente il dito contro la scellerata scelta dell’allora Primo Ministro Tony Blair di affiancare l’ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush nell’attacco all’Iraq (qui il rapporto completo http://www.iraqinquiry.org.uk/the-report/, con varie sezioni dedicate alle prove e alle testimonianze). Un’invasione – il primo caso che ha coinvolto il Regno Unito dal termine della Seconda Guerra Mondiale – in aperto contrasto con il diritto internazionale tanto più che, come risulta dalla parte del rapporto dedicata all’adozione della risoluzione n. 1441 dell’8 novembre 2002, era chiaro che il mancato rispetto dell’atto approvato dal Consiglio di sicurezza non comportava in alcun modo l’automatico ricorso all’uso della forza. Malgrado il Relatore Chilcot sottolinei che il rapporto non si pronuncia sulla legalità dell’invasione chiedendo che la parola passi a un tribunale, è evidente il giudizio sull’illegittimità dell’intervento.

L’ex Premier – si legge nel rapporto – non ha provato a trovare una soluzione pacifica e il ricorso all’azione militare non era l’ultima risorsa. Non solo. Le prove circa l’esistenza di armi di distruzione di massa erano deboli. Tra le conseguenze, la morte di molti civili, come indicato nel volume VII del rapporto e come già denunciato da Wikileaks che ha segnalato, da tempo, all’opinione pubblica, gli alti costi in termini di vite umane di un conflitto inutile. Un verdetto duro e chiaro che non lascia margini a Tony Blair adesso conferenziere di successo. Con buona pace delle vittime civili e militari e dei loro familiari. E anche del mondo, sconvolto dal terrorismo internazionale partito forse proprio da lì. Intanto, l’Ufficio del Procuratore della Corte Penale internazionale è intervenuto, il 4 luglio, per smentire un articolo del Telegraph precisando che la Procura sta svolgendo unicamente un esame preliminare e non un’indagine sui presunti crimini di guerra commessi da cittadini britannici in Iraq dal 2003 al 2008 (dichiarazione). Qui sono disponibili i documenti relativi all’esame preliminare della Procura: https://www.icc-cpi.int/iraq.

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