Respingere la violenza perpetrata nel nome della religione.Lo chiede l’ONU

Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di culto, Heiner Bielefeld, ha presentato il rapporto sulla libertà di religione nel mondo (religione). Il documento, in discussione nella 28esima sessione del Consiglio per i diritti umani in svolgimento dal 2 e il 27 marzo, pone all’attenzione della comunità internazionale l’incremento di casi di violenza nel nome della religione che – scrive il Relatore – non è un fenomeno naturale ma dipende da fattori sociali, culturali ed economici che devono essere individuati perché favoriscono la diffusione dell’odio. Un fenomeno che ha le sue origini anche nell’incapacità degli Stati  che, tra l’altro, non si mobilitano in modo adeguato per la lotta al terrorismo. Non solo. Prolifera l’impunità nei confronti dei crimini commessi nel nome della religione con danni per le vittime e vantaggi per coloro che commettono i crimini che non hanno alcun deterrente o freno.

Il fanatismo religioso – precisa il Relatore speciale – è un pericolo e comporta violenza nei confronti delle minoranze, delle donne, di omosessuali e transessuali. Gli Stati fanno poco. Necessario, quindi, un maggiore impegno per il pieno rispetto dei diritti umani e per la promozione dei diritti dell’uomo nel proprio Stato. Preoccupazione anche per le legislazioni adottate in alcuni Stati che provocano discriminazioni nei confronti di alcune religioni, introducano leggi antiblasfemia in grado di eliminare ogni forma di libertà e vietano la conversione. Un aspetto importante è la diffusione di una cultura della tolleranza che deve partire dall’istruzione scolastica, con la conseguenza che devono essere eliminati testi scolastici ricchi di stereotipi in grado di favorire la discriminazione. Maggiore attenzione, poi, alla diffusione di messaggi di incitamento all’odio attraverso i media, e in particolare, attraverso il web.

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