Gli Stati membri hanno rafforzato gli sforzi per modificare le norme interne e adeguarle alle regole adottate in ambito Ue, con particolare riguardo alla decisione quadro 2003/568/Gai del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa alla corruzione nel settore privato, recepita in Italia con decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 38. Lo ha scritto la Commissione europea nella terza relazione sulla lotta alla corruzione nel settore privato diffusa il 26 luglio (COM(2019)355, relazione corruzione), con la quale Bruxelles ha analizzato in dettaglio lo stato di recepimento dell’atto Ue nella legislazione nazionale, esaminando le singole norme. Per quanto riguarda la corruzione attiva e passiva, la Commissione ha evidenziato che diciannove Stati membri, inclusa l’Italia, hanno recepito nell’ordinamento interno quanto stabilito dall’articolo 2 della direttiva in base al quale gli Stati membri sono tenuti ad adottare le misure necessarie per assicurare che le condotte intenzionali indicate costituiscano un illecito penale allorché compiute nell’ambito di attività professionali, nei casi in cui via sia una promessa, un’offerta o una concessione di un vantaggio, nonché un’accettazione. Diversa situazione per la lettera b) dell’articolo 2 della decisione quadro, nella parte in cui fa riferimento a ogni persona “nello svolgimento di funzioni direttive o lavorative di qualsiasi tipo”. L’Italia, infatti, al pari di altri Stati, richiama unicamente i casi in cui una persona svolga ruoli esecutivi e abbia funzioni direttive diverse “con la conseguente esclusione dall’ambito personale di coloro che non rivestono incarichi esecutivi”. Per quanto riguarda l’istigazione e il favoreggiamento, l’Italia ha segnalato che tali questioni (articolo 3 della decisione quadro) sono già regolamentate nel codice penale ma, ad avviso della Commissione, “le informazioni ricevute non si sono rilevate decisive al riguardo”.
Nel complesso, secondo Bruxelles, gli Stati membri hanno proceduto a riforme di ampio respiro. Tra questi la Grecia, nel 2014, il Belgio nel 2016 e l’Italia nel 2017. Tuttavia, la Commissione, in generale, evidenzia ancora alcune lacune ad esempio con riferimento al fatto di accettare la promessa di una tangente non contemplato come reato in tutti gli Stati membri che, inoltre, non hanno trasmesso (ad eccezione di tredici Paesi, tra i quali l’Italia) le statistiche sulla corruzione nel settore privato.
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