Nuovo intervento di Strasburgo a tutela dei giornalisti

La protezione dei giornalisti che seguono una manifestazione pubblica contro il Governo deve essere garantita anche se il reporter non ha la tessera stampa di identificazione perché ciò che conta è che abbia dichiarato di essere un giornalista e che si trovi in un luogo per filmare la manifestazione e fare la cronaca dell’evento. È la Corte europea dei diritti dell’uomo a stabilirlo con la sentenza Hayk Grigoryan contro Armenia (ricorso n. 9796/17, CASE OF HAYK GRIGORYAN v. ARMENIA) depositata il 3 aprile. A rivolgersi a Strasburgo è stato un giornalista che stava seguendo un evento di cronaca relativo a un gruppo di uomini armati che aveva preso in ostaggio alcuni poliziotti a Yerevan e che mirava ad ottenere alcuni risultati come le dimissioni del Presidente armeno. Erano seguite molte manifestazioni e il giornalista, munito delle attrezzature necessarie come la telecamera, si trovava nei luoghi delle manifestazioni nelle quali non erano mancati violenti scontri tra manifestanti e polizia, filmati dal reporter. I poliziotti avevano spinto il giornalista e preso la sua telecamera al fine di distruggere le riprese. L’uomo aveva subito alcuni traumi accertati in ospedale. Era stata aperta un’inchiesta per gli abusi della polizia e per ostruzione al lavoro giornalistico, ma in realtà le indagini erano state lunghe e complesse e probabilmente dopo quasi dieci anni non ancora chiuse. Di qui il ricorso del giornalista a Strasburgo. La Corte europea, dopo aver respinto l’eccezione del Governo circa il mancato previo esaurimento dei ricorsi interni, è passata ad esaminare il merito chiarendo che l’articolo 10 della Convenzione europea che assicura il diritto alla libertà di espressione include l’obbligo delle autorità nazionali di impedire che i giornalisti incontrino ostacoli nell’esercizio della propria attività. Poco importa – osserva la Corte – che il giornalista non aveva mostrato alcuna tessera perché la polizia era stata messa a conoscenza del fatto che si trattava di un cronista e, malgrado ciò, aveva sottratto al giornalista la telecamera. D’altra parte, anche se la polizia non poteva essere certa che si trattasse effettivamente di un giornalista, vi erano diversi elementi che portavano in questa direzione incluso proprio il fatto che il giornalista stava utilizzando una telecamera con ciò attestando che stava esercitando il diritto di diffondere informazioni di interesse generale. È così evidente che si è verificata un’ingerenza nel diritto alla libertà di stampa non necessaria in una società democratica tanto più che il giornalista non aveva alcuna arma ma soltanto gli strumenti necessari per lo svolgimento del suo lavoro. Accertata così la violazione della Convenzione e l’obbligo per lo Stato di versare al giornalista 4.5000 euro per i danni non patrimoniali.

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