Propaganda di Stato, minacce alla democrazia che arrivano dalla disinformazione in grado di manipolare l’opinione pubblica e attacchi al giornalismo indipendente: è il quadro descritto dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa istituita per rafforzare la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti nel rapporto annuale presentato il 5 marzo e intitolato “Confronting Political Pressure, Disinformation, and the Erosion of Media Independence” (Rapporto annuale). Anche quest’anno, le maggiori preoccupazioni sono rivolte ai giornalisti impegnati in scenari di guerra e, in particolare ai reporter uccisi in Ucraina a seguito dell’aggressione russa e nella Striscia di Gaza anche per i bombardamenti su larga scala compiuti da Israele.
Ma anche in scenari di pace e in Stati tradizionalmente democratici, le numerose elezioni indette nel 2024 in diversi Stati hanno messo in luce l’influenza attraverso fake news e disinformazione di gruppi populisti e illiberali. Al centro di queste campagne, le nuove tecnologie con la diffusione di deepfake e altri messaggi funzionali a gettare discredito sui giornalisti e intaccare la fiducia della collettività nei confronti della stampa. Tuttavia, come si sottolinea nel rapporto, numerosi Stati ricorrono a vecchi strumenti per bloccare la libertà di stampa utilizzando le leggi come arma per frenare la liberà dei giornalisti. Le maggiori preoccupazioni in questa direzione arrivano dalla Georgia e dalla Slovacchia, ma preoccupano anche le recenti proposte di Cipro, Turchia, Azerbaijan.
Preoccupazioni per le SLAPP e per l’aumento delle azioni legali strategiche volte a bloccare la partecipazione pubblica anche se il Consiglio mostra un certo ottimismo per l’adozione della raccomandazione del Consiglio d’Europa sulla lotta all’uso di azioni legali strategiche (CM/Rec(2024)2), nonché, a livello di Unione Europea, del regolamento EMFA 2024/1083 e della direttiva Ue 2024/1069 anti-Slapp.
Per quanto riguarda i dati, nel 2024 la Piattaforma per la sicurezza dei giornalisti ha registrato 266 alerts, un numero di molto superiore rispetto al periodo pre-Covid. Le segnalazioni riguardano in particolare intimidazioni, detenzioni, aggressioni fisiche e verbali e misure restrittive. Con un nuovo ingresso ossia gli ostacoli sistematici alla libertà dei media, attraverso leggi sulla diffamazione (particolari preoccupazioni sono state espresse verso alcuni Paesi come Azerbaijan, Croazia, Grecia, Irlanda, Italia, Polonia, Serbia, Turchia e Regno Unito) e limiti all’esercizio della professione. Il 2024 segna anche un aumento dell’utilizzo dei sistemi di sorveglianza con spyware come Pegasus o Predator.
In via generale, per l’Italia è stato evidenziato che, pur destando preoccupazione in generale per la libertà di stampa, dal 2017 è stato istituito un Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, presieduto dal Ministro dell’Interno che ha pubblicato un rapporto nel quale sono documentati 98 specifici atti di intimidazione nei confronti dei giornalisti nel 2023, tra i quali 12 attribuiti alla criminalità organizzata e 40 a gruppi politici.
Il rapporto dedica un focus alla Georgia, all’Italia e alla Slovacchia, evidenziando, per l’Italia le pressioni di carattere politico ed economico sulla Rai che – si legge nel documento – è stata sottofinanziata per anni. Non manca l’allarme per la situazione economica dei giornalisti che per i ritardi nel rinnovo del contratto nazionale per i giornalisti FIEG – FNSI, scaduto nel 2016, espone così i giornalisti a ulteriori situazioni di vulnerabilità.
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