Bruxelles si mobilita per la lotta alla corruzione

Un quadro con poche luci e molte ombre. E’ quello disegnato dalla Commissione europea che il 6 giugno ha adottato un pacchetto di misure per fronteggiare la corruzione e ha fatto il punto sulla situazione all’interno dei Paesi membri. La piaga della corruzione costa all’economia Ue 120 miliardi di euro l’anno, che vuol dire l’1% del PIL dell’Unione europea. Necessaria, quindi, una svolta. Gli strumenti internazionali ci sono, ma gli Stati non sono rapidi nell’attuare in modo effettivo le regole internazionali. L’Italia certo non brilla: non ha ancora ratificato né la Convenzione di diritto penale, né quella di diritto civile  sulla corruzione, adottate dal Consiglio d’Europa.

Per rafforzare la lotta alla corruzione, la Commissione ha predisposto un nuovo sistema di monitoraggio (COM(2011)308, http://ec.europa.eu/home-affairs/news/intro/docs/110606/308/1_EN_ACT_part1_v12[1].pdf): a partire dal 2013 Bruxelles pubblicherà la relazione anticorruzione, coordinandosi con gli altri organismi di controllo internazionale. In vista anche la partecipazione al Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione (GRECO).

Sul fronte dell’attuazione della decisione quadro 2003/568/Gai relativa alla lotta alla corruzione nel settore privato gli Stati segnano il passo: solo Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Irlanda, Cipro, Portogallo, Finlandia e Regno Unito hanno trasposto l’atto correttamente (COM(2011) 309 (http://ec.europa.eu/home-affairs/news/intro/docs/110606/309/1_EN_ACT_part1_v11.pdf). Altri Paesi, inclusa l’Italia, hanno una situazione a macchia di leopardo, con alcune norme recepite e altre recepite male o del tutto ignorate, che rendono difficile un effettivo contrasto alla corruzione nel settore privato.

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