Connessione dei registri fallimentari per rafforzare le possibilità di salvare le società Ue dal fallimento

In attesa della relazione della Commissione europea sull’applicazione del regolamento n. 1346/2000 sulle procedure d’insolvenza, il Parlamento europeo, con risoluzione approvata il 14 novembre (risoluzione Pe insolvenza,) ha adottato alcune raccomandazioni per apportare modifiche alla normativa Ue in questo settore soprattutto nell’ambito dell’armonizzazione di aspetti specifici del diritto societario e fallimentare e dell’insolvenza dei gruppi societari. Con il chiaro intento di utilizzare le procedure d’insolvenza come strumento per favorire il salvataggio delle società e di chiarire le regole applicabili ai gruppi societari per i quali, invece, il risanamento incontra ancora troppi ostacoli. Alcuni cambiamenti, precisano gli europarlamentari, sono necessari tenendo conto che, dall’entrata in vigore del regolamento, ben 12 nuovi Stati membri hanno fatto ingresso nell’Unione e che manca un registro Ue sulle insolvenze che potrebbe essere istituito nel portale europeo della giustizia elettronica indicando, per ogni insolvenza transfrontaliera, le decisioni  e le sentenze del giudice competente, la nomina e i recapiti del curatore, i termini per l’insinuazione del passivo. Senza dimenticare che se è vero che il diritto del lavoro rientra nella competenza degli Stati membri, tenendo conto delle ripercussioni che può avere il diritto fallimentare sull’occupazione, è indispensabile modificarela direttiva 2008/94 soprattutto con riferimento alla nozione di crediti insoluti, per evitare che siano pregiudicati i diritti dei lavoratori.

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