Immunità degli Stati limitata nelle controversie di lavoro

La Corte europea dei diritti dell’uomo torna sulla questione dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione e il diritto di accesso alla giustizia garantito dall’articolo 6 della C0nvenzione dei diritti dell’uomo. E lo fa condannando la Francia per aver respinto il ricorso di un cittadino francese che lavorava per l’ambasciata del Kuwait a Parigi. Licenziato, aveva chiamato in giudizio il Kuwait. In primo grado aveva avuto ragione, ma in appello i giudici francesi avevano escluso la giurisdizione riconoscendo l’immunità al Kuwait. Una conclusione  non condivisa dalla Corte europea che, con la sentenza depositata il 29 giugno e resa dalla Grande Camera (ricorso n. 34869, Sabeh El Leli contro Francia, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=Sabeh&sessionid=72879837&skin=hudoc-en) ha colto l’occasione per delineare il perimetro dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione nelle controversie di lavoro, con l’obiettivo di assicurare a ogni individuo il diritto di accesso alla giustizia. Per la Corte, i giudici francesi hanno sbagliato nel concedere l’immunità al Kuwait sia perché l’attività del contabile dell’ambasciata, tra l’altro cittadino francese, non comportava l’esercizio di poteri sovrani dello Stato e sia perché la Convenzione Onu sull’immunità giurisdizionale degli Stati e dei loro beni del 2 dicembre  2004 che ha, per la Corte, rango consuetudinario ed è vincolante anche per la Francia che non l’ha ratificata, esclude l’immunità di uno Stato dinanzi ai tribunali di un altro Paese per i contratti di lavoro. Tra l’altro, precisa la Corte, nessuna delle eccezioni a questo principio elencate dall’articolo 11 risulta applicabile alla vicenda sulla quale Strasburgo è stata chiamata a pronunciarsi.

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