Indennizzi per violazione della CEDU: nel 2013 primato negativo dell’Italia

E’ l’Italia lo Stato che ha versato la quota più elevata per gli indennizzi alla parte lesa a seguito di una violazione accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel 2013, infatti, l’Italia ha dovuto versare ben 71.284.302 euro a fronte dei 119.558.467 del 2012 dato che risentiva dell’elevata entità dell’indennizzo nel caso Punta Perotti. Per comprendere come il dato sia allarmante, basti pensare che al secondo posto della classifica negativa c’è l’Ucraina alla quale le condanne di Strasburgo sono costate circa 33 milioni di euro. L’Italia, quindi, stacca di molto ogni altro Stato. E’ quanto risulta dal rapporto annuale sulla supervisione dell’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo presentato oggi dal Comitato dei Ministri (CM_annreport2013_en). Nel complesso, il Comitato è soddisfatto dei risultati conseguiti grazie alle riforme introdotte da Interlaken in poi. Diminuiscono, infatti, i casi pendenti e il numero di sentenze da eseguire. L’adozione di misure efficaci sul piano interno procura una riduzione del carico di lavoro sul Comitato. Di grande efficacia il ruolo delle sentenze pilota che consentono di risolvere problemi strutturali che danno il via a ricorsi seriali alla Corte europea. Uno strumento, quindi, di fondamentale importanza per bloccare il flusso di ricorsi e spingere gli Stati a riforme strutturali effettive. Nel 2013 sono diminuti i casi pendenti dinanzi al Comitato in attesa di esecuzione (in totale 11.017, di cui 1.496 rilevanti). Diminuiscono anche i nuovi casi all’attenzione del Comitato (1.310 nel 2013 a fronte del 1.438 nel 2012). Con un boom di casi chiusi che fa segnare un più 23% rispetto all’anno precedente (ossia 1.398 casi di chiusura definitiva contro i 1.035 del 2012).

L’Italia batte tutti per casi pendenti che sono 2.593 di cui 69 leading cases. Tra i casi ancora da risolvere quello Centro Europa 7, la questione della procreazione assistita nel caso Costa e Pavan, senza dimenticare la durata dei processi e le eccessive lungaggini per l’esecuzione dei provvedimenti emessi in base alla legge Pinto che causano un carico di lavoro enorme su Strasburgo. Riguardo ai pagamenti alle vittime in 32 casi l’Italia ha effettuato la liquidazione nel rispetto dei termini, mentre in 51 fuori termine (anche qui primato negativo e peggioramento grave della situazione visto che nel 2012 i ritardi erano presenti solo in 11 casi).

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/esecuzione-delle-sentenze-cedu-adottata-la-relazione-annuale.html

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