Isis: l’Onu alla ricerca di strumenti per fronteggiare gli stermini

La comunità internazionale si mobilita, con ritardo, di fronte agli stermini commessi dall’Isis (Islamic State of Iraq and the Levant). E anche le organizzazioni internazionali si svegliano, senza però una reale strategia e mostrando, ancora una volta, non di aver compreso l’entità degli stermini in un contesto in cui quelle che erano prima entità da supportare si trasformano in nemici da abbattere. Basti pensare alla Siria che la comunità internazionale voleva bombardare solo un anno fa mentre oggi gli Stati Uniti si trovano quasi a combattere contro l’Isis a fianco del Presidente siriano Bashar al-Assad .

In ambito Onu è intervenuto il Comitato sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (CERD) con l’adozione della decisione n. 1(85) (early-warningDecisionIraq). Esaminati i rapporti sull’Iraq e le comunicazioni di diverse organizzazioni non governative, il Comitato chiede al Consiglio per i diritti umani di convocare una sessione speciale per affrontare la situazione e spinge il Segretario generale a chiedere al Consiglio di sicurezza l’istituzione di una forza di pace Onu per creare una zona di sicurezza nella zona di Niniveh.

Anche l’Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay, in una Dichiarazione del 25 agosto (Pillay), ha evidenziato le gravi violazioni dei diritti umani condotte dall’Isis, inclusi abusi sessuali, sterminio della popolazione, riduzione in schiavitù, distruzione di luoghi religiosi. Si tratta – ha precisato Pillay – di “persecuzioni equiparabili a crimini contro l’umanità”. Molti uomini sono stati uccisi solo perché hanno rifiutato di convertirsi, mentre donne e bambini sono stati ridotti in schiavitù.

Dal canto suo, il  Consiglio di sicurezza ha adottato, il 15 agosto,  la risoluzione 2170 (N1450849) e, qualche giorno dopo, una dichiarazione a seguito dell’uccisione del giornalista statunitense James Foley da parte dei terroristi dell’Isis (SPress Statement). Nella risoluzione n. 2170, il Consiglio di sicurezza chiede agli Stati di assicurare alla giustizia gli autori degli atti di terrorismo e sottolinea con allarme la diffusione del terrore da parte dell’Isis, mostrando preoccupazione per le attività di reclutamento attraverso l’uso delle nuove tecnologie e il finanziamento all’Isis. Sulla base del capitolo VII, condannando i crimini commessi, il Consiglio di sicurezza, in linea con la risoluzione n. 2161 del 2014, chiede la cessazione delle violenze e dispone sanzioni nei confronti di diversi individui appartenenti all’Isis, costola di Al-Qaida.

L’8 agosto, intanto, sono iniziati i bombardamenti aerei da parte degli Stati Uniti in supporto dei peshmerga curdi che hanno portato il Governo iracheno a riprendere, almeno per il momento, il controllo della diga di Mosul.

L’Unione europea è scesa in campo – si fa per dire – con una dichiarazione del Consiglio del 15 agosto 2014 (144311).

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