Le violazioni dei diritti umani nella lotta al terrorismo nel rapporto del Relatore speciale ONU: da Guantanamo alla Siria

Il Relatore speciale sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo, Ben Saul, ha pubblicato un rapporto intitolato “Visions and Priorities“, poi trasmesso al Consiglio per i diritti umani, nel quale ha messo in luce l’impatto delle leggi e delle pratiche antiterrorismo sulla società civile, sulla detenzione arbitraria in particolare nel nord est della Siria, sulla protezione dei detenuti a Guantanamo (rapporto terrorismo). Tra i punti analizzati anche le conseguenze dell’impiego delle nuove tecnologie sulla lotta al terrorismo. Inoltre, tenendo conto che sotto lo scudo della lotta al terrorismo sono state adottate e applicate misure in aperto contrasto con i diritti dell’uomo riconosciuti sul piano internazionale, il Relatore speciale si è soffermato sugli aspetti legati alla riparazione delle violazioni. In particolare, nel documento è stato evidenziato che molte violazioni individuate nei precedenti rapporti non sono mai state sanate e anzi, in molti casi, si è verificato un peggioramento della situazione. Così, gli Stati sono tenuti ad adottare misure per impedire un generale deterioramento del livello di tutela dei diritti umani perché alcune misure giustificate nel nome della lotta al terrorismo hanno provocato un impatto negativo in generale sulla società e sulla vita negli spazi pubblici. Il focus è sulla situazione nel nord-est della Siria: il Relatore speciale ha chiesto accesso alle strutture di detenzione e ha chiesto ad alcuni Paesi, inclusi Australia e Canada, di fare rientrare in patria i propri cittadini. A Guantanamo, nonostante i ripetuti proclami di chiusura, sono ancora detenute 30 persone e ben 16, per i quali è stata autorizzata la scarcerazione, sono rimaste ancora in quella struttura.

Le gravi violazioni dei diritti umani nella lotta al terrorismo – scrive Ben Saul – rimangono poi impunite, diventando così un’ulteriore condizione in grado di favorire il terrorismo.

Pochi gli esempi positivi. Tra questi il caso della Colombia che, nell’accordo del 2016 tra Governo e Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) ha non solo consentito la fine di 50 anni di conflitto, ma ha anche permesso, con la Commissione per la verità, di fare accettare agli autori di gravi violazioni la responsabilità per i crimini internazionali commessi.

Nel documento sono anche riportate le misure adottate da organizzazioni regionali: ben 16 organizzazioni regionali hanno adottato 38 atti vincolanti sulla lotta al terrorismo che – si legge nel rapporto – rappresentano i due terzi degli strumenti internazionali in questo campo, rivolti alla individuazione dei reati, del finanziamento del terrorismo, dei controlli alle frontiere e alla cooperazione transnazionale. Agli atti vincolanti si aggiungono atti di soft law che hanno influenzato le legislazioni nazionali.

Tra le future attività del Relatore, l’individuazione di nuove regole che potranno servire a limitare l’uso improprio delle nuove tecnologie di sorveglianza digitale e ad attuare i limiti all’utilizzo di software spia (spyware) e delle tecnologie di riconoscimento facciale.

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