La Corte europea rafforza la lotta all’inquinamento

Stabilire una cauzione pecuniaria elevata nel caso in cui un indagato abbia commesso un illecito che causa gravi ripercussioni sull’ambiente naturale è compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo ha stabilito la Grande Camera della Corte europea (Mangouras contro Spagna, ricorso n. 12050/04, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=4&portal=hbkm&action=html&highlight=&sessionid=59843465&skin=hudoc-en) che, nella sentenza depositata il 28 settembre 2010, aggiunge un ulteriore tassello alla protezione ambientale nel contesto della Convenzione. Alla Corte si era rivolto l’ex capitano della nave Prestige, affondata al largo delle coste spagnole riversando oltre 70.000 tonnellate di combustibile, con gravi conseguenze sul fronte ambientale. Il capitano era stato arrestato, ma aveva avuto la possibilità di essere rilasciato a seguito del pagamento di una cauzione di 3 milioni di euro. Ritenendo contraria la cauzione all’articolo 5, par. 3 della Convenzione che garantisce il diritto di ogni individuo alla libertà personale aveva fatto ricorso alla Corte europea che, nella sentenza dell’8 gennaio 2009, aveva respinto il ricorso. Un verdetto confermato dalla Grande Camera. E’ vero – riconoscono i giudici internazionali – che, in genere, la cauzione deve essere quantificata tenendo conto della situazione dell’indagato ma, in determinate circostanze è ragionevole far riferimento anche ai danni causati e imputati all’indagato.

«Nuove realtà – precisa la Corte – devono essere prese in considerazione nell’interpretare l’articolo 5, par. 3, in particolare la crescente e legittima preoccupazione sia a livello europeo che internazionale in relazione ai reati ambientali».

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