La Corte penale internazionale prova a reagire all’impunità assicurata dalla Giordania ad Al Bashir

Omar Al Bashir, il Presidente del Sudan, destinatario di un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale, continua a viaggiare impunemente in tutto il mondo. Ultima tappa, a marzo 2017, la Giordania che, pur avendo ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale, ha accolto a braccia aperte, a marzo 2017, il Presidente del Sudan, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e di guerra commessi nel Darfur. Il mandato di arresto era stato spiccato nel 2009, ma nulla è successo da allora, malgrado la questione della commissione dei crimini in Darfur fosse stata deferita alla Corte penale internazionale dal Consiglio di sicurezza con la risoluzione n. 1593 del 2005. La Pre-Trial Chamber II, con decisione dell’11 dicembre 2017 (ICC-02/05-01/09, CR2017_07156) ha accolto le richieste del Procuratore, respinto la debole difesa della Giordania che aveva finanche invocato l’immunità di Al Bashir e, in ragione del mancato adempimento degli obblighi da parte della Giordania, ha deciso di deferire la questione del mancato arresto all’Assemblea degli Stati parti e al Consiglio di sicurezza. Adesso la parola passa al Consiglio che dovrà valutare il mancato adempimento della Giordania, la quale, di fatto, ha favorito l’impunità di Al Bashir e non solo non ha rispettato gli obblighi derivanti dallo Statuto della Corte penale internazionale, ma anche dello stesso Consiglio di sicurezza.

Qui la dichiarazione del Procuratore della Corte penale internazionale (Darfur).

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