La libertà di espressione arretra di fronte alle esigenze della lotta al terrorismo

Le ragioni di sicurezza nazionale prevalgono sul Primo emendamento. E’ la Corte suprema degli Stati Uniti ad affermarlo in una sentenza del 20 giugno humanitarian law project che cambia un tradizionale orientamento dei giudici statunitensi fino ad oggi decisi a salvaguardare la libertà di parola su tutto. Un cambiamento di rotta nella direzione della lotta al terrorismo. Per la Corte suprema è legittima la legge federale (il Patrioct Act) che considera reato fornire supporto a gruppi terroristici stranieri indicati in una blacklist anche quando il supporto non è costituito dalla fornitura di beni materiali (armi, denaro), ma da assistenza legale e da consigli di esperti. La legge federale era stata impugnata da organizzazioni umanitarie impegnate a fornire un’assistenza al Kurdistan Workers’ Party e al Liberation Tigers Tamil fornendo elementi sulle modalità con le quali ottenere risultati attraverso mezzi pacifici. Anche questo tipo di supporto, però, secondo la Corte suprema è da considerare come ausilio ad attività terroristiche ed è giusto vietarlo.

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