Libertà di espressione dei giudici: pubblicato il parere del Consiglio consultivo dei giudici europei

Non dovrebbe essere una novità, ma tenendo conto di alcune misure adottate in diversi Stati, anche democratici, il Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d’Europa (CCJE) ribadisce quanto dovrebbe essere già chiaro almeno negli Stati che rispettano la rule of law ossia che “i giudici godono del diritto alla libertà di espressione come qualsiasi altro cittadino”, ovviamente nel rispetto degli obblighi derivanti dalla segretezza relativa ai procedimenti giudiziari in corso, ai diritti delle parti, al segreto professionale e alla presunzione d’innocenza. Nel parere n. 25 adottato il 2 dicembre e diffuso il 15 (parere), il CCJE ha indicato diverse raccomandazioni, basate sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, applicabili dagli Stati del Consiglio d’Europa per fare in modo che il diritto alla libertà di espressione all’interno e all’esterno del tribunale, anche sui media e sui social media tenga conto delle specifiche responsabilità degli organi giudiziari. In particolare, il CCJE chiede una moderazione nell’espressione delle proprie opinioni al fine di non compromettere la propria indipendenza, l’imparzialità e la dignità della funzione e per non mettere a rischio l’autorità della funzione giudiziaria, con l’ovvio obbligo di garantire la presunzione d’innocenza. Se la cautela e il rispetto della moderazione nelle espressioni dei giudici è un aspetto rilevante, il Consiglio consultivo dei giudici europei mette l’accento sull’importanza di interventi dei giudici laddove si verifichino rischi e minacce alla democrazia e possa essere compromessa la separazione dei poteri. Pertanto, per il CCJE esiste un “dovere di esprimersi in difesa dell’indipendenza della giustizia e dell’ordine costituzionale, anche sulle questioni politicamente sensibili”. Da assicurare, inoltre, una protezione rafforzata per i magistrati che si esprimono “a nome di un consiglio giudiziario o di un’associazione”. I singoli giudici e i consigli giudiziari – scrive il CCJE – “hanno il dovere etico di spiegare alla collettività il sistema giudiziario, il funzionamento della magistratura e i valori al fine di promuovere e mantenere la fiducia del pubblico nell’attività della giustizia”. D’altra parte, come sottolineato nel parere, va tenuto conto del diritto della collettività di ricevere informazioni su questioni di interesse pubblico e della circostanza che la libertà di espressione è la regola generale, con la conseguenza che eventuali limitazioni costituiscono un’eccezione da interpretare restrittivamente.

Sul fronte della libertà di espressione sui social media, chiarito che ciò che vale offline vale anche online, il Consiglio consultivo ha richiesto una particolare cautela nell’esercizio della libertà di espressione da parte dei giudici che si avvalgono di questi mezzi.

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *