Nuovi studi sulla Brexit e prima pronuncia della Corte Ue – EU-UK relations after Brexit: EPRS study and CJUE judgment

La Brexit continua a tenere banco tra le istituzioni Ue. In attesa del nuovo vertice sul negoziato Regno Unito – Unione Europea fissato per il Consiglio europeo del 18 ottobre, il servizio ricerche del Parlamento europeo ha pubblicato, il 25 settembre, un nuovo studio dal titolo “The Future partnership between the European Union and the United Kingdom: Negotiating a framework for relations after Brexit” (EPRS_STU(2018)628220_EN). Lo studio di Carmen-Cristina Cirlig e Laura Puccio valuta le diverse strade che si aprono nei futuri rapporti tra Regno Unito e Unione Europea tenendo conto, però, della circostanza che, malgrado i comuni obiettivi, permangono differenze molto profonde. Il Regno Unito rivendica uno status speciale rispetto agli altri accordi con Stati terzi stipulati dall’Unione europea, mentre le istituzioni Ue spingono verso l’applicazione di sistemi già esistenti, anche nel campo della cooperazione giudiziaria civile e penale. Lo studio analizza tutti i settori di interesse, dando conto delle differenti posizioni. Sempre il Parlamento ha raccolto, in un documento, i più recenti interventi sulla Brexit (EPRS_BRI(2018)628250_EN).

Intanto, la Corte di giustizia dell’Unione europea, con la sentenza depositata il 19 settembre (causa C-327/18, C-327:18) ha chiarito che la notifica del recesso non ha effetto sull’esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dallo stesso Regno Unito. La questione pregiudiziale con al centro la decisione quadro 2002/584 sul mandato di arresto europeo e le procedure di consegna tra Stati membri è stata sollevata dall’Alta Corte irlandese chiamata ad occuparsi del ricorso del destinatario di un mandato di arresto che si opponeva alla consegna anche in ragione delle conseguenze della Brexit, con particolare riguardo al rispetto dei diritti fondamentali. Chiara la posizione degli eurogiudici: la notifica del recesso previsto dall’articolo 50 del Trattato Ue non ha l’effetto di sospendere l’applicazione del diritto dell’Unione in uno Stato membro. Tale notifica – osserva la Corte – non può essere considerata come una circostanza eccezionale in grado di giustificare il rifiuto di un mandato di arresto emesso dallo Stato membro che procede alla notifica. Non solo. Considerando che il Regno Unito è parte alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’autorità giudiziaria dell’esecuzione può presumere che vengano applicati i diritti previsti dalla decisione quadro anche dopo il recesso.

Dalla Corte suprema scozzese, intanto, è in arrivo a Lussemburgo un nuovo rinvio pregiudiziale con al centro la Brexit (https://www.scotcourts.gov.uk/home).

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/effetto-brexit-anche-sul-mandato-di-arresto-europeo.html

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