Presentato il rapporto annuale sull’attività della Corte Ue – 2017 Annual Report of the Court of Justice of the European Union

Continua la progressiva riduzione della durata dei procedimenti dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. E questo malgrado la complessità delle cause che arrivano nelle aule di Lussemburgo. E’ quanto risulta dalla relazione annuale presentata dalla Corte di giustizia (2018.0421_en) che contiene le statistiche giudiziarie annuali relative al 2017. Per il secondo anno consecutivo si assiste a un sostanziale pareggio tra cause introdotte e cause concluse: sono state oltre 1.600 le cause promosse e 1.594 quelle definite. In particolare, nell’anno passato sono state iscritte a ruolo 739 cause: un record nella storia dell’organo giurisdizionale che è anche segno del sempre più intenso dialogo tra giudici tenendo conto dell’incremento delle domande di pronuncia pregiudiziale (533 ossia +13% rispetto all’anno record del 2016). Aumentano, però, anche i ricorsi per inadempimento (41 nel 2017 a fronte dei 31 nel 2016), mentre diminuiscono le impugnazioni (141 contro le 168 del 2016). Mantenuta la produttività dell’anno precedente con 699 cause chiuse nel 2017 (704 nel 2016). Stabile la durata media dei procedimenti: 15,7 mesi nel 2017 per quelli in via pregiudiziale (15 mesi nel 2016). Sotto il profilo del contenuto, tra le sentenze più significative, la pronuncia sull’attività di Uber (causa C-434/15) e quella sull’utilizzo del velo islamico sul posto di lavoro (cause C-157/15 e C-188/15). Numerose e rilevanti le sentenze relative a cause su migranti e richiedenti protezione internazionale, quelle sulla tutela dei consumatori, sulla protezione dati personali. Senza dimenticare le numerose sentenze sui diritti dei passeggeri nel trasporto aereo e i pareri resi dalla Corte con riguardo agli accordi commerciali con Paesi terzi (parere n. 2/2015). La relazione include anche l’attività del Tribunale.

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