Tratta degli esseri umani: in Italia troppo alto lo sfruttamento lavorativo

Lo sfruttamento lavorativo delle vittime della tratta, così come quello sessuale, ostacolano l’effettiva applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (GRETA), ratificata dall’Italia con legge n. 108 del 2 ottobre 2010. Sono i punti critici emersi nel rapporto presentato dal GRETA il 23 febbraio sull’applicazione della Convenzione da parte dell’Italia (GRETA(2024)03, report). Ci sono stati alcuni miglioramenti rispetto al rapporto del 2019, ma in questo secondo rapporto annuale permane la grave situazione legata allo sfruttamento del lavoro, in particolare nel settore agricolo, tessile, dei servizi domestici, dell’edilizia, del settore alberghiero e della ristorazione, anche se è predominante lo sfruttamento sessuale. Grande preoccupazione del GRETA, inoltre, per la diminuzione del numero di indagini, azioni penali e condanne riguardanti la tratta di essere umani, con la conseguente mancata applicazione di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive e, quindi, anche di risarcimenti alle vittime.

Non superano il vaglio del Comitato neanche alcuni interventi che hanno portato al rafforzamento di misure restrittive in materia di immigrazione che – scrive il Comitato – favoriscono un clima di criminalizzazione dei migranti, con la conseguenza che molte potenziali vittime della tratta non denunciano i propri casi per paura di essere detenute ed espulse. Migliora, invece, il livello di individuazione di vittime della tratta tra i richiedenti asilo, in particolare modo da parte delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.

Tra i dati generali, risulta che le vittime della tratta vanno da 2.100 a 3.800 persone, in maggior parte donne, ma è aumentato il numero di vittime uomini e transgender. In ogni caso, il Comitato evidenzia che questi dati “non riflettono la reale portata del fenomeno della tratta di esseri umani in Italia, a causa delle continue limitazioni delle procedure esistenti per l’identificazione delle vittime” e mostrano un basso tasso di auto-segnalazione delle vittime che temono di essere punite o espulse”.

Tra gli sviluppi positivi rispetto al rapporto del 2019, la circostanza che è stato adottato un nuovo piano d’azione nazionale contro la tratta, l’aumento dei fondi per l’assistenza alle vittime e l’elaborazione di procedure operative standard per l’identificazione delle vittime della tratta e dello sfruttamento.

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