Caso Hirsi: l’Italia non esegue la sentenza della CEDU

Allarme per la mancata esecuzione della sentenza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Hirsi. Il 25 luglio, gli avvocati dei ricorrenti hanno presentato un documento (2012dd668DH) al Comitato dei ministri richiamando l’attenzione sui gravi ritardi italiani nell’esecuzione della sentenza del  23 febbraio 2012 (ricorso n. 27765/09, Hirsi Jamaa a altri) con la quale l’Italia è stata condannata per le espulsioni di massa verso la Libia, commettendo una violazione dell’articolo 3 della Convenzione dei diritti dell’uomo che vieta la tortura e i trattamenti disumani e degradanti e dell’articolo 4 del Protocollo n. 4 che mette al bando le espulsioni collettive. La Corte aveva anche disposto che lo Stato versasse a ogni ricorrente 15mila euro per i danni morali subiti. Così non è stato. L’Italia – precisano gli avvocati con una nota al Dipartimento per l’esecuzione delle sentenze – malgrado il termine di 3 mesi concesso dalla Corte per l’esecuzione della pronuncia sia scaduto il 23 maggio, nulla ha fatto, trincerandosi dietro ostacoli nell’individuazione dei ricorrenti. Ma l’Italia non solo non ha versato gli indennizzi dovuti, ma ha anche omesso di dare esecuzione alla sentenza nella parte in cui prevede l’adozione di misure individuali. I legali sottolineano che la sentenza presenta taluni problemi interpretativi nella parte in cui richiede all’Italia di ottenere dalla Libia assicurazioni sul fatto che i ricorrenti non subiscano trattamenti incompatibili con l’articolo 3. Ora, tenendo conto che i ricorrenti non si trovano sul territorio libico, come già comunicato alla Corte, è necessario un chiarimento sulla portata di questo punto della pronuncia. Di conseguenza, nel documento si chiede al Comitato dei ministri di avvalersi dell’articolo 46, par. 3 e chiedere alla Corte una pronuncia sull’interpretazione di questa parte della sentenza che sembrerebbe, in ogni caso, stabilire un obbligo di misure positive sull’Italia ovunque si trovino i ricorrenti, non limitando detto obbligo alla sola ipotesi in cui essi siano in Libia.

Si vedano i post http://www.marinacastellaneta.it/sullimmigrazione-patto-segreto-italia-libia.html  e http://www.marinacastellaneta.it/respingimenti-di-massa-verso-la-libia-condanna-allitalia-da-strasburgo.html.

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