Corte penale internazionale: primo passo verso l’accertamento della violazione dell’obbligo di cooperazione da parte dell’Italia

L’Italia si avvia a fare la fine della Mongolia: la Pre-Trial Chamber, il 17 febbraio, ha inviato a Roma un atto (ICC-01_11-162 17-02-2025) con il quale chiede al Governo italiano di fornire spiegazioni sulla mancata consegna di Almasri. La Corte di appello di Roma, sezione IV penale, proc. n. 11/2025, con ordinanza del 21 gennaio (Ordinanza) aveva negato la consegna dopo la conferma del mandato di arresto emesso dalla Pre-Trail Chamber il 18 gennaio 2025, rilevando un difetto procedurale rispetto all’articolo 11 della legge 237/2012 in quanto era indispensabile “una prodromica e irrinunciabile interlocuzione tra il Ministro della giustizia e la procura generale presso la Corte di appello di Roma” che, ad avviso, dei giudici era mancata.

È così arrivata alla Pre-Trial Chamber la richiesta del Procuratore della Corte penale internazionale sull’accertamento della violazione dell’obbligo di cooperazione da parte dell’Italia (Prosecutor).

Ricostruita la vicenda, a partire dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza del 26 febbraio 2011 con la quale era stata deferita alla Corte penale la situazione della Libia, la Pre-Trial Chamber, sottolineato che il 18 gennaio aveva inviato una comunicazione a sei Stati europei, ritenendo che in quei Paesi potesse essere presente l’indagato Almasri, evidenzia che, dopo l’arresto, le autorità italiane, il 21 gennaio, hanno rilasciato e riaccompagnato a casa l’uomo, senza avviare, tra l’altro, alcuna consultazione con la Corte penale internazionale come previsto dall’articolo 97 dello Statuto in base al quale nell’ipotesi in cui uno Stato parte riceva una richiesta e si manifestino problemi che possano impedire o ostacolare l’esecuzione, lo Stato è tenuto ad avviare, senza ritardo, la consultazione con la Corte. Dopo una settimana dalla liberazione di alMasri, l’Italia ha risposto a una nota verbale del cancelliere. In particolare, il ministro della giustizia ha liquidato la grave violazione semplicemente dichiarando che la questione della scarcerazione e del ritorno in Libia erano di competenza del Ministro dell’interno e non di quello della giustizia. Una risposta surreale che fa il paio con le spiegazioni rese al Parlamento italiano (qui la trascrizione informativa camera). Intanto, il Ministero è al lavoro per fornire entro il 17 marzo le proprie osservazioni. 

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/la-giustizia-puo-attendere-litalia-riporta-a-casa-almasri-accusato-di-crimini-di-guerra-e-contro-lumanita.html

 

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