Assange continua ad essere detenuto in un carcere di massima sicurezza, ma si apre uno spiraglio

Una sentenza che solo a prima vista può apparire come una vittoria di Assange e della libertà di stampa perché, in realtà, i giudici inglesi continuano a ignorare che le assicurazioni governative non sono una garanzia contro il rischio di trattamenti inumani o degradanti per di più tenendo conto dell’approccio degli Stati Uniti a questioni considerate di sicurezza nazionale e perché l’infinita attesa di Assange, in un carcere, non a casa sua, continua. La pronuncia dell’High Court of Justice depositata il 26 marzo, nel caso Julian Assange contro Stati Uniti ([2024] EWHC 700 (Admin) Assange) apre in ogni caso uno spiraglio sul destino del fondatore di Wikileaks perché la Divisional Court, su alcuni punti, pur non ammettendo direttamente l’appello, ha chiesto al Governo statunitense di presentare garanzie su taluni diritti a rischio, riservandosi di decidere. Se non dovessero arrivare le adeguate assicurazioni degli Stati Uniti, Assange potrà ricorrere in appello contro l’estradizione. Al tempo stesso, i giudici inglesi hanno bocciato la possibilità di appello per sei motivi di ricorso ritenendo che non costituisce un motivo ammissibile di ricorso la decisione di estradare per reato politico perché se il Trattato di estradizione prevedeva il divieto di consegna per questo tipo di reato, nell’Extradition Act del 2003 tale limite è stato eliminato e, quindi, non esiste un diritto individuale a non essere estradato per reati politici. Inoltre, per la Corte, l’estradizione per reati politici non è in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Respinta anche la possibilità di ricorso per violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea che vieta condanne per atti che al momento della commissione non costituivano reato e che impedisce di infliggere una pena superiore rispetto a quella che era applicabile al momento in cui il reato è stato commesso perché il diritto in esame è riconosciuto nella Costituzione degli Stati Uniti.

Passando ai punti per i quali si apre uno spiraglio per un appello, la Corte afferma che potrebbe autorizzare il ricorso se il Governo USA non fornirà una garanzia soddisfacente sul rispetto della libertà di espressione. Tuttavia, secondo i giudici l’attività di Assange non corrispondeva ai principi di giornalismo responsabile e Assange non ha fornito alcuna giustificazione di interesse pubblico che potesse controbilanciare l’esigenza di individuare coloro che hanno trasmesso i documenti poi diffusi da Wikileaks. Se, però, Assange non può invocare il Primo emendamento in ragione della sua nazionalità si potrebbe configurare una violazione dell’articolo 10 e, così, in assenza di garanzie sul punto, la Corte potrebbe ammettere l’appello. Ora, è evidente che la violazione della libertà di stampa si è già verificata tenendo conto che gli Stati Uniti hanno messo sotto accusa Assange, cittadino australiano, per la divulgazione di fatti di interesse pubblico (mondiale) avvenuta al di fuori degli Stati Uniti, in pratica attribuendo alle norme interne una portata extraterritoriale, con un sicuro chilling effect sulla libertà di stampa in tutto il mondo. Basti pensare all’arresto in Russia del giornalista Usa Evan Gershkovich, accusato di spionaggio da Mosca e detenuto da un anno, del quale gli Stati Uniti chiedono giustamente la liberazione (non altrettanto ha fatto l’Australia, intervenuta debolmente solo di recente, nei confronti di Assange).

Gli Stati Uniti hanno tre settimane di tempo per fornire garanzie soddisfacenti in particolare sulla possibilità per Assange di invocare il Primo Emendamento che protegge la libertà di parola, per assicurare che Assange non subirà pregiudizi durante il processo a causa della sua nazionalità, che godrà delle stesse tutele accordate ai cittadini statunitensi e che non sarà inflitta la pena di morte. Il 20 maggio è fissata la nuova udienza per decidere se le garanzie sono soddisfacenti e per adottare una decisione finale sull’estradizione. Intanto Assange continua a stare nel carcere di Belmarsh, dove è rinchiuso da 5 anni senza che sia stata pronunciata una sentenza di condanna.

Qui un articolo sulla precedente pronuncia inglese (il Manifesto, assange)

 

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