Dati protetti anche nella lotta alla criminalità

Il Parlamento europeo s’interroga sulla protezione dei dati nell’ambito dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. E lo fa con uno studio diffuso nei giorni scorsi (PE n. 453.216, EST54351). Obiettivo: applicare i principi contenuti nella direttiva 95/46/Ce del 24 ottobre 1995 relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (affiancata dalla 97/66/Ce del 15 dicembre 1997 sul trattamento dei dati personali e sulla tutela della vita privata nel settore delle telecomunicazioni, nonché dalla direttiva 2002/58 del 12 luglio 2002 sul trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche) anche in materia di cooperazione giudiziaria penale e di polizia. Un fronte aperto per trovare una strada che contemperi le esigenze di lotta alla criminalità e privacy. Ultimo caso quello dell’utilizzo di body scanner considerati la nuova frontiera per la lotta al terrorismo che però non può calpestare il diritto alla protezione dei dati garantito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Senza dimendicare che, come affermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo,  la protezione dei dati rientra nell’ambito della tutela del diritto al rispetto della vita privata.

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