Identità nazionale digitale e rischi per la privacy: dal Consiglio d’Europa arrivano linee guida per un’applicazione conforme ai diritti umani

Gli strumenti di identità digitale nazionale, sempre più diffusi in tutto il mondo, devono essere applicati nel rispetto dei diritti umani, con particolare attenzione alla protezione della privacy e dei dati personali. E’ il Comitato consultivo della Convenzione sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati a carattere personale (n. 108), adottata dal Consiglio d’Europa il 28 gennaio 1981 (in vigore dal 1985. L’Italia ha ratificato e dato esecuzione con legge 21 febbraio 1989, n. 98) a lanciare l’allarme e a provare ad arginare una minaccia che, a fronte dei vantaggi derivanti dall’identità digitale, pone rischi, durante la verifica dell’autenticità, proprio sui diritti umani. In particolare, in occasione della Giornata sulla protezione dei dati, celebrata il 28 gennaio di ogni anno, il Comitato consultivo ha divulgato le nuove Linee guida (T-PD, Guidelines) con l’obiettivo di assistere i governi e gli attori coinvolti “nell’istituzione e nella gestione dei sistemi che elaborano una varietà di dati personali” al fine di certificare l’autenticità dell’identità giuridica. La Convenzione (108 EN108 IT), che – precisa il Comitato – è “l’unico strumento internazionale, multilaterale e giuridicamente vincolante per proteggere la privacy e i dati personali”, a cui partecipano 55 Stati contraenti e 36 osservatori, è stata modernizzata con un Protocollo (n. 223, 223) adottato nel 2018 (ratificato da 21 Stati, inclusa l’Italia che lo ha fatto con legge n. 60 del 22 aprile 2021), ma i nuovi sviluppi imposti dalla tecnologia richiedono una costante modernizzazione. Di qui le nuove linee guida che, codificati i principi da assicurare per garantire il rispetto della dignità umana, richiedono la previsione di obblighi che sin dalla progettazione dei sistemi e dei software assicurino la privacy. Necessario, inoltre, definire con attenzione la nozione di identità nazionale digitale e intervenire per prevenire possibili violazioni della tutela dei dati personali nonché di altri diritti, tenendo conto che gli individui non sono solo dati. Negli Stati si è raggiunto un alto livello di integrazione dei sistemi di identità, come la registrazione obbligatoria delle SIM mobili su base biometrica e l’integrazione dei sistemi nazionali di identità digitale in altri sistemi, inclusi quelli di sorveglianza dei veicoli, il riconoscimento facciale o i sistemi di verifica facciale e proprio questi sviluppi impongono un approccio precauzionale che porti a valutare l’impatto sui diritti umani sin dalla progettazione dei sistemi.

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