Detenzione in contrasto con la CEDU: studio sui nuovi rimedi risarcitori

L’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione ha diffuso, il 13 aprile, uno studio su “I nuovi rimedi risarcitori previsti dall’articolo 35 ter dell’ordinamento penitenziario nelle prime applicazioni della giurisprudenza di merito” (RelIII115). La Relazione, curata da Luigi Barone e Giorgio Fidelbo, è di particolare utilità perché tiene conto degli obblighi imposti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, dalla sentenza Torreggiani alla decisione Stella e altri, nell’applicazione delle riforme più recenti, con particolare riguardo al decreto legge n. 146/2013 (cosiddetto “svuota carceri”) convertito con legge n. 10 del 2014. Lo studio si sofferma sui problemi derivanti dalla nozione di “necessaria attualità del pregiudizio” che ha prodotto due diversi orientamenti in ordine alla necessità o meno del requisito dell’attualità. In linea con la giurisprudenza della Corte dovrebbe essere favorita l’ampia applicazione dello strumento risarcitorio della riduzione della pena, in ragione della circostanza che nell’ottica della CEDU va favorito il rimedio in forma specifica piuttosto che quello compensativo. Lo studio analizza anche la delicata questione del diritto intertemporale.

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/carceri-le-misure-italiane-convincono-strasburgo.html

1 Risposta
  • M. Teresa Rotondaro
    giugno 20, 2015

    Di recente la rivista francese Famille Chretienne ha pubblicato la notizia della ritenuta ammissibilità dell’appello contro la sentenza CEDU in questione :
    http://www.famillechretienne.fr/politique-societe/bioethique/gpa-l-italie-fait-appel-d-une-decision-de-la-cedh-168770

    Peccato che in Italia non vi sia stata alcuna eco di tale notizia!
    Ma quello che mi pare ancora più allarmante è che nessuna voce “laica” – ad eccezione ovviamente di chi ha steso l’appello – si sia levata a commentare la sentenza CEDU sottolineando che all’origine della vicenda c’è una vera e propria compravendita di neonato e una violazione alla Convenzione dell’Aja in tema di adozione e cioè uno dei reati più gravi che si possa commettere ai danni di un minore.

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