Diritti economici, sociali e culturali: l’Italia deve fare di più

Il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali ha adottato, il 14 ottobre 2022, le osservazioni finali sull’Italia a seguito della presentazione del sesto rapporto periodico sull’attuazione del Patto sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 (ratificato dall’Italia con legge 25 ottobre 1977 n. 881. Il Protocollo facoltativo al Patto, adottato a New York il 10 dicembre 2008, è stato ratificato con legge 3 ottobre 2014 n. 152.).

Un documento (INT_CESCR_COC_ITA) tra luci e ombre, nel quale il Comitato mette in primo piano una certa disattenzione sul piano interno degli effetti vincolanti del Patto: l’Italia è ancora indietro nella diffusione e nelle possibilità di invocare le disposizioni del Patto sul piano interno in particolare per l’assenza di adeguata specializzazione di giudici, avvocati e procuratori, nonché per la mancata conoscenza del Patto all’interno della pubblica amministrazione. Inoltre, l’Italia è sorda ai continui richiami sull’adozione di un’istituzione nazionale indipendente sui diritti umani. Il Comitato ha espresso preoccupazione anche per l’attuazione effettiva dei principi Business and Human Rights, e ha chiesto la modifica del decreto legislativo 231/2001 al fine di eliminare ogni deroga ai casi di responsabilità delle persone giuridiche, anche al fine di rafforzare la tutela dei diritti umani. Da migliorare gli interventi a tutela delle persone con disabilità, dei migranti e delle donne che continuano ad essere al centro di discriminazioni. Gli sforzi per eliminare l’estrema povertà vanno rafforzati soprattutto nelle regioni del Sud e, per il Comitato il reddito di cittadinanza dovrebbe essere esteso in particolare agli stranieri non ancora inclusi nel programma nazionale. Il Comitato Onu ci prova nuovamente a segnalare – come già evidenziato in altri rapporti – gli ostacoli per l’accesso all’aborto a causa dell’alto numero di medici obiettori di coscienza; è stata chiesta, altresì, una revisione della legge n. 40/2004 al fine di “rimuovere alcune irragionevoli restrizioni”. Sul fronte della ratifica di trattati internazionali, l’Italia dovrebbe aderire alla Convenzione sulla protezione di tutti i lavoratori migranti e dei membri dello loro famiglie.

Il prossimo appuntamento è fissato al 2027.

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