GREVIO: pubblicato il rapporto annuale. Alcuni Stati continuano a richiedere alla vittima la prova di un’opposizione fisica

Il Gruppo di esperti per le azioni contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (GREVIO) ha pubblicato, il 21 settembre, il rapporto annuale relativo alle attività nel 2022 (IV rapporto annuale)  nel quale sono indicati i traguardi raggiunti e i nuovi impegni, con particolare attenzione all’applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica adottata a Istanbul l’11 maggio 2011, in vigore dal 1° agosto 2014, e ratificata dall’Italia con legge n. 77 del 27 giugno 2013. La relazione annuale tiene conto delle attività di monitoraggio compiute dal GREVIO sulla base di un nuovo questionario di valutazione, adottato dal Comitato il 13 ottobre 2022 e intitolato “Building trust by delibering support, protection and justice” (Questionario) che mira a definire il campo di applicazione del primo ciclo  di monitoraggio tematico lanciato nel 2023. Tra i risultati positivi, l’adozione della Dichiarazione di Dublino sulla prevenzione della violenza domestica, sessuale e basata sul genere (Dichiarazione Dublino), firmata da 38 Stati che, però, non basta per una lettura positiva dell’anno trascorso considerando i numerosi casi di violenza contro le donne. Una parte del rapporto è dedicata ai reati di stupro: il Gruppo di esperti ha evidenziato che sono ancora troppe le donne che non denunciano casi di violenza sessuale, anche a causa della diffusione di una cultura dell’impunità e degli ostacoli per ottenere giustizia in tribunale. Per adempiere agli obblighi convenzionali – osserva il Comitato – l’approccio in sede giudiziaria deve essere quello di considerare che “solo sì è sì” (“only yes is yes”), con la conseguenza che nelle aule di giustizia non deve essere posta un’attenzione sul comportamento della vittima e sul fatto che abbia espresso la sua opposizione verbalmente o in altro modo, non intervenendo nei casi in cui la vittima rimane passiva. In particolare, il Comitato ha evidenziato che un numero significativo di Stati tra i quali Albania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Norvegia, Polonia, Romania, continua a richiedere come elementi costituivi di reati sessuali l’uso di violenza, coercizione, costrizione, minaccia, intimidazione, mentre questi elementi non devono essere considerati necessari perché è il mancato consenso ciò che conta.  

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