Le politiche sull’immigrazione che fanno correre il rischio di tortura e trattamenti disumani vanno fermate

Accordi internazionali e scelte politiche che hanno come obiettivo centrale semplicemente bloccare gli arrivi di migranti, costi quel che costi. Al di là delle apparenze formali e un maquillage con la copertura attraverso accordi bilaterali internazionali, i nuovi strumenti messi in campo da numerosi Stati hanno l’effetto di bloccare gli arrivi e condurre direttamente esseri umani a subire tortura o trattamenti disumani e degradanti. E’ il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, a scriverlo nel rapporto presentato il 26 febbraio (A_HRC_37_50_EN). Per Melzer, si assiste a una diffusione di leggi e pratiche che spingono i migranti a utilizzare rotte e metodi irregolari che conducono a una diffusione delle pratiche di tortura e di trattamenti disumani. Tutto con un unico obiettivo: bloccare gli arrivi e non intaccare il benessere degli Stati. E questo anche procedendo a una costante erosione del principio di non refoulement, a discapito di analisi individuali sulle situazioni delle singole persone. Non basta. Sempre più diffuso l’utilizzo della detenzione per il solo fatto di essere migranti irregolari: una prassi – scrive Melzer – che non ha nulla di legittimo perché è una privazione arbitraria della libertà. Non mancano prassi per intimidire e punire i migranti e le loro famiglie e spingerli al ritiro delle domande di asilo. Di qui una serie di raccomandazione agli Stati che dovrebbero prevedere strade regolari e corridoi sicuri per rafforzare la tutela dei diritti umani non in teoria ma in pratica. Senza dimenticare un effetto sicuro di queste leggi e accordi restrittivi che spingono i migranti a ricorrere ai trafficanti di esseri umani, esponendoli a tortura o trattamenti disumani e degradanti. Una situazione che può configurare una complicità in crimini contro l’umanità.

Anche il Consiglio d’Europa, tramite il Rappresentante speciale del Segretario generale per le migrazioni e i rifugiati Tomáš Boček ha pubblicato, il 26 febbraio, il primo rapporto (dal 1° febbraio 2016 al 31 gennaio 2018) sulle risposte degli Stati ai flussi migratori (SRSG Activity Report). Anche in questo caso, è stato constatato un rafforzamento dei controlli alle frontiere che ha condotto a una riduzione degli arrivi a discapito dell’effettivo rispetto dei diritti umani. Il Rappresentante speciale, che ha svolto alcune visite in taluni Stati, inclusa l’Italia, ha chiesto tolleranza zero verso gli Stati che compiono respingimenti e un accesso semplificato per le procedure di asilo. Non pervenuti, poi, al di là di vuote parole di circostanza, strumenti efficaci per fronteggiare i messaggi di odio e xenofobi.

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