L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati interviene sulla legge n. 50/2023

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha adottato una nota tecnica sulla Legge 5 maggio 2023, n. 50 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare (UNHCR).

L’UNHCR – si legge nel documento – è  consapevole “del complesso scenario internazionale nel quale l’intervento legislativo in oggetto è stato elaborato e riconosce gli sforzi compiuti dalle autorità italiane nell’individuare soluzioni per rispondere alla pressione migratoria e preservare l’integrità e l’efficienza del sistema di asilo, nell’interesse delle persone con bisogni di protezione internazionale”. Tra gli interventi valutati con favore, le disposizioni funzionali a garantire “una gestione efficace e trasparente del sistema di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, quali la possibilità per il Prefetto competente di nominare uno o più commissari straordinari qualora ricorrano gravi inadempimenti degli obblighi previsti dallo schema di capitolato di gara che regola i servizi che ogni centro deve garantire”. La legge procede all’attivazione di una postazione medicalizzata del 118 sull’isola di Lampedusa, al rafforzamento dei trasferimenti dai punti di crisi, all’introduzione di un meccanismo di procedura decisoria semplificata in relazione ai ricorsi in materia di protezione internazionale che, almeno nell’intenzione del legislatore, dovrebbe snellire una parte del contenzioso pregresso.

Tra le raccomandazioni inviate all’Italia, l’UNHCR ha chiesto di “tutelare la qualità e l’efficienza del sistema di asilo anche tramite il rafforzamento delle procedure di frontiera” e ha raccomandato “di incanalare in procedura di frontiera (con trattenimento) solo le domande di protezione internazionale che, in una fase iniziale di raccolta delle informazioni e registrazione, appaiano manifestamente infondate. In particolare, la domanda proposta dal richiedente proveniente da un Paese di origine sicuro non deve essere incanalata in tale iter quando lo stesso abbia invocato gravi motivi per ritenere che, nelle sue specifiche circostanze, il Paese non sia sicuro”. A tale proposito, è richiesta una fase iniziale di screening, per fare emergere “elementi utili alla categorizzazione delle domande (triaging) e alla conseguente individuazione della procedura più appropriata per ciascun caso”. Richiesti interventi ad hoc per le categorie più vulnerabili: l’Ufficio dell’Alto Commissariato, a tale proposito, ha chiesto l’elaborazione di procedure operative standard, nella fase iniziale della procedura accelerata di frontiera, “per la individuazione e classificazione dei bisogni dei richiedenti asilo, dei minori e delle altre persone con esigenze particolari (screening), e per l’incanalamento delle domande negli iter procedurali più adeguati (triaging), ai fini di assicurare equità ed efficienza della procedura stessa”. Note critiche sul taglio dei servizi alla persona disponibili nelle grandi strutture governative e temporanee tenendo conto che non sono più previsti supporto psicologico, informazione e orientamento legale, orientamento al territorio e somministrazione di corsi di lingua italiana. “In assenza di tali servizi – si legge nella nota tecnica – sarà estremamente difficile, da una parte, la pronta individuazione delle persone con esigenze particolari per l’effettiva presa in carico e, dall’altra, lo sviluppo di percorsi volti a promuovere l’autosufficienza e rafforzare l’autonomia dei richiedenti asilo, evitando una loro completa dipendenza dal sistema di accoglienza. A tale riguardo, la carenza di servizi potrebbe avere un impatto sulla relazione tra le persone in accoglienza e la comunità ospitante”. Uguali preoccupazioni per la modifica nella costituzione delle Commissioni territoriali, con la presenza di personale “non necessariamente specializzato in materia di protezione internazionale – in servizio presso altri uffici del Ministero dell’Interno, la cui formazione avrà luogo dopo l’ingresso in ruolo”.

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