L’Ungheria deve fornire spiegazioni alla Corte penale internazionale sul mancato arresto di Netanyahu

La Pre-Trial Chamber I della Corte penale internazionale ha reso pubblica, il 16 aprile 2025, la richiesta all’Ungheria (ICC-CPI- Ungheria) tenuta a fornire chiarimenti sul mancato arresto del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, destinatario di un mandato di arresto, emesso il 21 novembre 2024 dalla Corte, insieme all’ex Ministro della difesa Yoaf Gallant, nonché del capo militare di Hamas, Deif.

Invece di rispettare gli obblighi fissati dalla Corte, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha accolto, il 3 aprile 2025, con tutti gli onori il Premier israeliano e ha annunciato il ritiro dallo Statuto della Corte penale internazionale (Presidency of the Assembly). Resta ferma, però, la violazione degli obblighi di cooperazione visto che, al momento della visita di Stato, l’Ungheria era ancora parte allo Statuto ed era così tenuta a rispettare gli obblighi di cooperazione fissati dall’articolo 87. In base all’indicata norma, al paragrafo 7, è disposto che “Se uno Stato Parte non aderisce ad una richiesta di cooperazione della Corte, diversamente da come previsto dal presente Statuto, impedendole in tal modo di esercitare le sue funzioni ed i suoi poteri in forza del presente Statuto, la Corte può prenderne atto ed investire del caso l’Assemblea degli Stati parti, o il Consiglio di Sicurezza se è stata adita da quest’ultimo”. 

Pertanto, la Pre-Trial Chamber, così come aveva fatto per un altro Paese Ue inadempiente (l’Italia), ha chiesto all’Ungheria di trasmettere, entro il 23 maggio 2025, le spiegazioni per provare a giustificare il mancato rispetto degli obblighi pattizi, secondo quanto previsto dall’articolo 109, par. 3 del Regolamento della Corte.

 

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