Mercato del lavoro e politiche salariari nel rapporto annuale dell’Unione europea. Sui salari minimi Italia e Germania con tassi di non conformità elevati

La Direzione generale occupazione, affari sociali e inclusione ha pubblicato il rapporto annuale “Labour Market and Wage Developments in Europe” in cui sono ripotati dati, punti di forza e criticità dell’andamento del mercato del lavoro, tenendo conto delle statistiche raccolte fino al 31 ottobre 2024 (labour market). È un quadro a tinte rosa quello tracciato dalla DG in cui si evidenzia che il tasso di disoccupazione è ai minimi storici e che si è verificata, malgrado le crisi geopolitiche, una crescita dell’occupazione, accompagnata da un’evoluzione salariale favorevole anche se i salari reali non sono tornati ai livelli del 2019. L’Unione europea, però, si trova a intervenire per affrontare la carenza di manodopera e di competenze in diversi settori, in particolare quelli della transizione verde e digitale, dell’istruzione, dell’assistenza, dell’edilizia e dei trasporti. Criticità che – si legge nel rapporto – potrebbero portare a un rallentamento nell’utilizzo delle nuove tecnologie e a una possibile riduzione di richiesta di manodopera. Un aspetto considerato centrale è la tutela del salario minimo che resta nel contesto della legislazione degli Stati membri o nei contratti collettivi, con variazioni significative all’interno dell’Unione europea “sia in termini di potere d’acquisto sia rispetto ad altri salari all’interno degli Stati membri”. Resta da vedere quale impatto avrà la direttiva (UE) 2022/2041 del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea il cui termine di recepimento è scaduto il 15 novembre 2024, direttiva che, tuttavia, ha una portata limitata perché solo gli Stati membri in cui sono previsti salari minimi dovranno istituire le procedure necessarie per la determinazione e l’aggiornamento dei salari minimi legali senza, quindi, obblighi di inserire in via legislativa la previsione dei salari minimi legali. Sul punto, la Commissione europea aveva già evidenziato che 21 Paesi sono dotati di regole sui salari minimi e che in 6 Stati la protezione del salario minimo è assicurata solo attraverso i contratti collettivi (si tratta di Danimarca, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia). Preoccupanti, in ogni caso, i dati di non conformità alla tutela del salario minimo: sono Germania, Spagna, Italia, Cipro, Lituania, Ungheria, Portogallo e Svezia ad avere un tasso di inosservanza superiore all’8% della forza lavoro.

Nel documento sono espresse preoccupazioni, oltre che per la protezione del salario minimo, per la diminuzione del reddito nazionale destinato ai lavoratori dipendenti. Quadro allarmante per l’occupazione delle donne che “sono rimaste fuori dal mercato del lavoro per gran parte della loro vita, spesso a causa della cura della famiglia e delle responsabilità di assistenza”. Spazio anche all’approfondimento delle condizioni generali del mercato del lavoro nell’Unione e nei singoli Stati membri, alla quantificazione dei salari e del costo del lavoro, alla promozione e all’impiego delle persone anziane, nell’ottica del miglioramento della qualità della vita. La parte finale del rapporto contiene numerosi grafici e tabelle.

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