Mercato del lavoro: gli Stati membri hanno utilizzato i finanziamenti del meccanismo di ripresa e resilienza ma restano indietro le riforme strutturali

L’Unione europea ha reagito prontamente alla pandemia di Covid-19 e ha supportato gli Stati per uscire dalla crisi attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza  istituito nel 2021 con il regolamento (UE) 2021/241, con una dotazione di 650 miliardi di euro, anche con l’obiettivo di collegare i finanziamenti agli Stati membri a riforme economiche e sociali di carattere strutturale. Tuttavia, gli Stati non hanno fatto tutto ciò che era necessario e questo anche con riguardo al mercato del lavoro. È quanto risulta dalla relazione n. 10/2025 presentata il 26 marzo dalla Corte dei conti europea (Mercato del lavoro), la prima sull’efficacia delle riforme legate al dispositivo per la ripresa, nella quale è stato evidenziato che, in particolare, le sfide strutturali non sono state affrontate in modo completo e, di conseguenza, vi è stato “un impatto limitato sull’attuazione delle raccomandazioni specifiche adottate per ogni singolo Paese”. In particolare – osserva la Corte dei conti europea – non sono state affrontate le sfide riguardanti l’integrazione dei gruppi vulnerabili nel mercato del lavoro o lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro ad altre fonti di entrate.

Nel documento è poi allegato il quadro delle riforme del mercato del lavoro adottate per ogni singolo Stato con riguardo alle specifiche raccomandazioni per Paese. Per l’Italia si tratta della riforma degli istituti tecnici e professionali, dell’istruzione tecnologica terziaria, delle politiche attive del mercato del lavoro e della formazione professionale, del piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso. In particolare, la Corte dei conti europea ha ritenuto che la raccomandazione su “intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso” sia stata affrontata solo marginalmente, mentre risultano “affrontate in gran parte” gli interventi per garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate e coinvolgano in particolare i giovani e i gruppi vulnerabili e il sostegno attivo all’occupazione. Bocciatura, invece, per il sostegno alla partecipazione alle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale, anche attraverso l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine di qualità; per la misura relativa alla previsione di redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici; per l’attenuazione dell’impatto della crisi sull’occupazione, anche potenziando le modalità di lavoro flessibili.

Qui le risposte della Commissione europea  (risposte commissione)

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