Opere d’arte: la Corte di appello Usa sul recupero dei beni sottratti durante la Seconda guerra mondiale

Il processo avviato dalla famiglia Herzog per recuperare alcune opere d’arte trafugate dai nazisti e dall’Ungheria durante la Seconda guerra mondiale può andare avanti dinanzi ai giudici Usa. Lo ha stabilito la Corte di appello per il distretto della Columbia, con la sentenza dell’8 marzo 2022 (N. 20-7047, De Cespel e altri contro Repubblica di Ungheria, Ungheria). L’azione era stata avviata dai membri di una famiglia ungherese che era stata privata della collezione d’arte durante la Seconda guerra mondiale dal governo ungherese e dai nazisti. Il Tribunale distrettuale aveva escluso la possibilità di agire contro l’Ungheria in ragione dell’immunità degli Stati, ma aveva consentito l’azione verso una società di gestione patrimoniale ungherese, tre musei e un’università. Questi ultimi avevano eccepito il difetto di giurisdizione dei giudici statunitensi invocando l’immunità. La vicenda risale alla Seconda guerra mondiale. Il barone Herzog aveva una collezione d’arte di oltre duemila dipinti. Si trattava di una delle collezioni d’arte più importanti in Europa. Durante la Seconda guerra mondiale, a seguito dell’occupazione dell’Ungheria da parte della Germania, gli ebrei ungheresi furono perseguitati e vittime delle leggi antisemite. La polizia ungherese avviò la registrazione di tutti i beni degli ebrei che furono poi saccheggiati. Furono sequestrate diverse opere d’arte della famiglia Herzog. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, alcuni componenti della famiglia, che erano fuggiti negli Stati Uniti, provarono a recuperare le proprie opere d’arte rivolgendosi ai tribunali ungheresi, ma senza alcun risultato. Di qui la decisione di agire dinanzi ai giudici statunitensi. Il tribunale distrettuale, sulla base del Foreign Sovereign Immunities Act (FSIA) che autorizza le azioni civili contro Stati stranieri dinanzi ai Tribunali Usa, prevedendo alcune eccezioni nel caso di immunità in base al diritto internazionale, aveva affermato la giurisdizione ritenendo che si potesse applicare l’eccezione per le attività commerciali; successivamente, però, il tribunale distrettuale aveva affermato l’immunità degli Stati esteri per l’espropriazione di alcune opere d’arte, ma non per 19 dipinti che si trovano all’estero e non in Ungheria. Di qui il ricorso dell’Ungheria alla Corte di appello che, in primo luogo, ha verificato se la società adita abbia una funzione governativa e ha ritenuto di poter procedere perché nessun problema di immunità si pone nel caso in esame proprio perché lo Stato non è coinvolto nell’azione giurisdizionale e ha considerato altresì che l’azione dinanzi ai giudici ungheresi sarebbe risultata senza effetti utili.

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