Un aumento del tasso mediano di detenzione, all’indomani delle misure di lockdown decise per il Covid-19, pari al 2,3% nei Paesi che superano il milione di abitanti. Che vuol dire un aggravamento di una situazione già grave sotto il profilo del sovraffollamento carcerario tra i Paesi del Consiglio d’Europa. È quanto risulta dal documento sulle statistiche penali annuali (SPACE) relativo al 2022, pubblicato il 27 giugno 2023 (Rapporto SPACE; Doc. II). Ribaltata, quindi, la tendenza verso un lento decremento avviato dal 2013 in poi, anche se, in ogni caso, il tasso di detenzione europea è ancora inferiore a quello del 2020, segno che la tendenza verso la diminuzione della popolazione carceraria continua. Il tasso di detenzione è calcolato tenendo conto della durata delle pene e delle misure imposte.
Solo in Bulgaria, Estonia e Germania si è verificata una diminuzione significativa dei tassi di detenzione, mentre un’impennata si è realizzata in Slovenia (+23%), in Francia e Finlandia (+15%) e in Irlanda del Nord (+ 13%). In Italia, al pari di altri 23 Paesi, la situazione è rimasta stabile.
Per quanto riguarda un’analisi della popolazione carceraria, dallo studio emerge che il 16,5% dei detenuti ha 50 anni e oltre, con l’Italia che ha la percentuale più elevata pari al 28%, situazione dovuta anche al fatto che, mentre la durata media della detenzione degli altri Paesi è pari a 11 mesi, in Italia sale a 18 mesi (in Portogallo arriva fino a 31 mesi). L’Italia ha anche un numero alto di detenuti ultra 65enni, aspetto collegato alla tipologia di alcuni reati e, in particolare, alla circostanza di detenuti per reati di mafia. Per quanto riguarda i dati che mostrano le situazioni più gravi, in vetta alla classifica c’è la Romania, seguita da Cipro, dalla Francia, dal Belgio, dalla Turchia, dalla Grecia e dall’Italia.
Il documento è stato curato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Losanna, guidati da Marcelo F. Aebi, Edoardo Cocco e Lorena Molnar.
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