Cancellazione dei ricorsi e impegni dello Stato in causa: precisazioni da Strasburgo

Durata eccessiva dei procedimenti fondati sulla legge Pinto ancora all’esame della Corte europea dei diritti dell’uomo. Nella decisione Di Palma e altri contro Italia diffusa il 9 aprile, la Corte ha accolto la dichiarazione unilaterale del Governo italiano funzionale a chiudere il procedimento (DI PALMA ET AUTRES c. ITALIE). Il ricorso a Strasburgo era stato avviato da oltre 40 persone che erano state vittime della durata eccessiva dei processi volti a liquidare gli indennizzi dovuto dallo Stato a causa della durata irragionevole del processo che li aveva riguardati. Una situazione ormai classica per quanto paradossale. Il Governo aveva presentato una dichiarazione con la quale si impegnava a chiudere la controversia versando 200 euro più gli interessi a ogni ricorrente. La Corte, malgrado l’opposizione dei ricorrenti, ha ritenuto di poter procedere alla cancellazione della causa in base all’articolo 37 della Convenzione che attribuisce l’indicato potere alla Corte nelle ipotesi, tra le altre, in cui “non si giustifichi l’ulteriore esame del ricorso”. Ora, la Corte constatato che gli importi decisi sono analoghi a quelli prospettati in casi simili ha dato il via libera alla cancellazione chiarendo che, se lo Stato non rispetta gli impegni, il ricorso sarà nuovamente iscritto a ruolo.

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