Detenzione in attesa dell’estradizione: condanna all’Italia

La detenzione in vista dell’estradizione che dura un anno e 6 mesi è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo che, nella sentenza Gallardo Sanchez depositata il 24 marzo, ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 5, par. 1, che assicura il diritto alla libertà personale (AFFAIRE GALLARDO SANCHEZ c. ITALIE). A rivolgersi a Strasburgo è stato un cittadino venezuelano, detenuto in Italia in attesa dell’espletamento dell’iter di estradizione richiesta dalla Grecia. Il detenuto si era opposto all’estradizione e aveva chiesto di essere scarcerato. Nulla da fare: le sue istanze erano state respinte sino all’ultimo grado. Il procedimento, nel complesso, era durato un anno e 6 mesi. Un tempo eccessivo – scrive la Corte europea – che rende la detenzione illegittima e arbitraria. Tra l’altro, nei casi di estradizione finalizzata non a far scontare la pena ma allo svolgimento del processo, gli Stati hanno l’obbligo di una particolare diligenza proprio perché l’estradando è presunto innocente e le autorità giurisdizionali non possono svolgere alcun accertamento nel merito. In più, il caso all’attenzione delle autorità italiane non era affatto complesso e i giudici nazionali dovevano unicamente verificare il rispetto della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957. Inoltre, la Corte europea ha evidenziato che vi è stato un periodo di inattività e la prima udienza è stata fissata dopo sei mesi dalla richiesta della Grecia, con la conseguenza che la detenzione non è giustificata. Stupisce, poi, la Corte europea il tempo impiegato dalla Cassazione per il deposito della pronuncia: ben 4 mesi per una sentenza di una pagina.

La Corte ha anche respinto i tentativi del Governo in causa che, in modo sorprendente, ha provato ad addossare la colpa al ricorrente il quale, opponendosi all’estradizione, avrebbe ritardato l’iter. L’esercizio di un diritto – conclude Strasburgo – non può certo essere utilizzato dallo Stato per liberarsi della propria responsabilità. Inevitabile così la condanna all’Italia per la detenzione illegittima.

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